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Vitamina D: a cosa serve e dove si trova per curare la carenza

 La vitamina D è un elemento basilare per il corretto funzionamento del nostro organismo. Essa viene anche definita la vitamina del sole, perché i suoi raggi ci consentono di ottenerla e sintetizzarla a dovere. La sua carenza può risultare fattore di incidenza per diverse malattie come l’osteoporosi e la psoriasi. Conosciamola meglio, scoprendo insieme quali benefici è in grado di apportare al nostro corpo.

Prima di tutto chiariamo in quale modo viene definita. Essa è connotata sotto il nome di vitamina, ma non di rado viene chiamata dagli operatori del settore “pro-ormone”, data la sua capacità di agire in distretti differenti del nostro organismo rispetto a quelli dove viene prodotta.  Si  assume soprattutto attraverso una dieta bilanciata che contenga cibi con forti quantità della stessa (salmone, tonno, aringa, ed ancora tuorlo d’uovo e latticini) e talvolta grazie all’aiuto di supplementi farmacologici.

A cosa serve la vitamina D

Il ruolo principale della vitamina D è quello di aiutare il calcio a fissarsi nelle nostre ossa.  E’ grazie a lei che consolidano la loro densità e la loro resistenza. La vitamina D è molto importante anche per i muscoli, per i polmoni, e per il corretto funzionamento del cuore e degli occhi attraverso il rilascio, in questo caso, di serotonina. Questi suoi interventi la medicina li sta man mano scoprendo attraverso studi dedicati alla cura degli organi menzionati.  La vitamina D, a livelli adeguati, è in grado di abbassare la frequenza del ritmo cardiaco e diminuire le riacutizzazioni di asma, allergie e sindromi influenzali. Negli ultimi anni ha mostrato la sua importanza anche per ciò che riguarda la proliferazione cellulare  nell’ambito dello sviluppo dei tumori, attraverso la sua azione inibitrice relativa alla  crescita delle cellule malate.

La sintesi della vitamina D nell’organismo

Essa, grazie ai raggi solari, viene sintetizzata attraverso la pelle quando la lunghezza d’onda della radiazione solare è pari ad una determinata intensità che si raggiunge solitamente in concomitanza con la stagione estiva. Ed anche in questo caso la sintesi della vitamina D raggiungibile da parte della pelle è pari a circa il 72% del fabbisogno totale. L’Italia in tal senso si trova in quella che viene definita la “zona d’inverno della vitamina D” a causa della scarsa “forza” dei raggi solari nell’aiuto alla sintetizzazione.

Di quanta vitamina D abbiamo bisogno?

Per colmare la carenza di vitamina D di cui il nostro organismo soffre, abbiamo bisogno di quantità differenti in base all’età. Ognuno di noi ha esigenze diverse. Man mano che progrediamo con l’età, necessitiamo di quantità maggiore di pro-ormone. Ecco un breve schema in base ai nostri anni di vita:

  • 400 UI dalla nascita fino al primo anno di età
  • 600 UI o più (se i bambini non vengono esposti al sole) dal primo anno di vita in poi.
  • 1500 UI per gli adulti sani
  • 2300 UI per gli anziani

E’ per questo motivo che man mano che si cresce vi è bisogno di condurre un’alimentazione il più possibile equilibrata che punti ad ovviare alle nostre naturali carenze ed alle “difficoltà” sostanziali e non sempre da noi dipendenti nell’assunzione o nella sintetizzazione della stessa.  E’ il nostro stile di vita, in alcuni casi, a dettare le basi della nostra ipovitaminosi . Basta vedere insieme i fattori che solitamente, nella vita di tutti i giorni, limitano la capacità di sintesi della vitamina D da parte del nostro organismo. Il primo tra tutti è l’inquinamento atmosferico: pensiamo al biossido di zolfo, uno dei principali componenti che contaminano l’aria, ed alla sua capacità di assorbire le radiazioni ultraviolette.

Non mancano poi di fare la loro parte i vestiti che indossiamo, la nostra età (più ci avviciniamo alla vecchiaia e meno vitamina produciamo autonomamente, N.d.R.), l’indice di massa corporea (BMI) eccessivo (leggasi obesità, N.d.R) a causa della tendenza di questa sostanza ad essere immagazzinata nell’adipe, ed ancora i vetri e le creme protettive, che assorbono le radiazioni. Anche il fototipo naturale della pelle ha la sua incidenza.

Attenzione però a non strafare. La dose giornaliera oltre la quale si ritiene possa subentrare il rischio d’intossicazione è pari a 4000 UI/die.

Cosa fare per favorire la produzione di vitamina D

Il primo consiglio, per favorire la produzione della vitamina D è quello di esporre braccia viso e gambe al sole per almeno 15-20 minuti per quattro giorni la settimana.  Gli esperti consigliano, a causa della necessità di esporsi senza protezione solare, di non farlo dalle 12:30 alle 15:30, le ore più calde della giornata.

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