Home » Storie di Medicina » Linfoma di Hodgkin: la storia di Nazifa

Linfoma di Hodgkin: la storia di Nazifa

Nazifa ha 10 anni e frequenta la terza elementare. Una bambina come le altre, sembrerebbe. Ed invece, suo malgrado, non è così. Nazifa infatti è nata in Afghanistan, ed è stata portata in Italia da un comandante della polizia che, nel 2008, era in missione in quel Paese. Un giorno incontrò il padre della bambina che mostrava già i segni della malattia, che gli chiese di salvarla la vita. E così il militare fece.

Appena trasportata in Italia le fu diagnosticata una malattia rara, una forma di linfoma di Hodgkin al IV grado che da noi non si verificava da oltre 50 anni. Immediatamente sottoposta a chemioterapia e trapianto di cellule staminali, la ragazzina ha subito cominciato a star meglio, ed oggi, dopo aver ottenuto l’affidamento temporaneo, la sua “nuova famiglia” italiana l’ha iscritta normalmente a scuola.

Sembrerebbe una storia a lieto fine, se non fosse che il padre della ragazzina la rivuole indietro. E non perché sia affezionato a lei e non vede l’ora di stringerla tra le braccia, ma perché la tradizione della sua tribù vuole che ad 11 anni una bambina debba essere data in sposa. Le leggi internazionali affermano che se un genitore chiede che sua figlia minorenne ritorni in patria, non ci si può opporre. Il problema è che la bambina non è ancora fuori pericolo.

Il linfoma di Hodgkin è un tumore maligno degli organi linfatici che può arrivare a compromettere la funzione di organi importanti come i reni ed il fegato, e che è molto difficile da curare in quanto ha bisogno di una costante chemioterapia e di trattamenti ad alta tecnologia. Purtroppo i familiari di Nazifa vivono in case di paglia e fango senza luce e acqua, e si può ben immaginare che lì il massimo delle strutture sanitarie può essere un edificio con quattro mura dove al massimo arrivano le siringhe.

In passato la bambina fu anche fatta partire, dopo essersi ripresa, per tornare dalla sua famiglia, ma dopo pochi mesi ebbe una ricaduta e fu costretta a tornare in Italia. Ora che il padre la rivuole per farla sposare il comandante Faccani, che ha deciso di accudirla, si è opposto ed ha affermato che almeno fino alla fine del ciclo terapico (non prima di 5 anni) la bambina deve rimanere qui. Ora la scelta spetta alla famiglia, e speriamo che così come il padre di Nazifa ha avuto il buon senso di chiedere ad un italiano di salvare la sua bambina, abbia lo stesso buon senso di mettere da parte delle tradizioni incredibili e volere solo il bene di sua figlia.