Home » MEDICINA DELLA MENTE » Filosofie Orientali » Sostenere e curare attraverso lo yoga

Sostenere e curare attraverso lo yoga


Esistono in Italia numerose esperienze che prevedono l’utilizzo dello yoga come terapia o sostegno della cura di patologie che producono, a vari livelli, handicap. E il caso del progetto sviluppato da Maria Cristina Gerosa, 44 anni, musicoterapista da oltre 15 anni e insegnante di yoga dal 2006, realizzato presso la Residenza Sanitaria Assistenziale C. Prina di Erba (Co) con i malati di Parkinson.

Nel parkinsoniano i disturbi neurologici possono continuamente modificare la propria immagine corporea dando una percezione del corpo come qualcosa di inaffidabile, imprevedibile. L’insegnante di yoga diventa parte dell’equipe di operatori, infermieri, medici e terapisti. Un’altra esperienza è legata alla sclerosi multipla, patologia progressiva del sistema nervoso. Mirella Fahier, torinese, fisioterapista da 30 anni e insegnante di yoga da 25, ha affrontato la propria sclerosi utilizzando lo yoga.


A Roma lo yoga viene utilizzato anche nei casi di poliomielite, racconta Sebastiano Arena, Presidente di ANPESP (Associazione Nazionale Polio e Post Polio) colpito in prima. persona:

“Per noi l’intera struttura muscolare va incontro ad ipertrofie, crampi, spasmi e contratture varie. Possono presentarsi inoltre disturbi a livello respiratorio e il controllo, la ritmicità del respiro imposto dallo yoga hanno l’effetto di ossigenare maggiormente i tessuti, ci regolarizza il sistema basale con una serie di effetti a cascata.

A Milano, presso la Casa della Carità, nata dall’impegno di Don Virginio Colmegna, ogni mercoledì Bertilla Bonato segue un gruppo di persone con problematiche mentali, con ottimi risultati. Arsenio Veicsteinas, direttore del Centro di Medicina dello Sport Fondazione Don Carlo Gnocchi e autore, nel 2004, di una ricerca sugli effetti dello yoga su un gruppo di insegnanti, approva con cautela in quanto se l’esercizio fisico viene fatto in maniera non troppo intensa ma adeguata, può sicuramente giovare ai portatori di handicap, agendo non tanto sulla patologia ma portando benefici allo stato globale della persona.