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Nelson Mandela in stato vegetativo permanente: cosa significa?

Il premio nobel per la pace Nelson Mandela, da tempo ricoverato ed in condizioni critiche in un ospedale di Pretoria in seguito alla recidiva di un’infezione polmonare, si troverebbe in uno stato vegetativo permanente ed i familiari starebbero valutando di “staccare la spina” della macchina (un respiratore automatico) che al momento lo terrebbe in vita. Uso il condizionale, perché la notizia diffusa ieri dall’agenzia Afp, sembra essere già stata smentita dai familiari e da una nota presidenziale.

Di certo l’ex presidente sudafricano non si trova in buone condizioni di salute e data anche l’età avanzata la situazione è definita dai medici critica, benché al momento stabile. L’occasione per noi di Medicinalive è anche quella di comprendere bene i termini medici che a volte si usano, anche impropriamente. E’ stata mia figlia di 10 anni, colpita dai fatti sentiti al telegiornale su Mandela (di cui avevano lungamente parlato a scuola) a chiedermi “cosa significa stato vegetativo permanente? E’ morto? E che vuol dire staccare la spina?”.

Effettivamente “staccare la spina” è un modo di dire che proprio non mi piace, ma sono riuscita a spiegarglielo. Diverso è il concetto che riguarda lo stato vegetativo permanente, termine molto discusso anche tra i medici, soprattutto in relazione alle nuove acquisizioni scientifiche favorite dalla tecnologia applicata alla medicina.

Definizione di stato vegetativo

Lo stato vegetativo è una condizione di possibile mutazione dello stato di coma, in cui si assiste alla ripresa della veglia da parte del paziente senza però avere una coscienza di ciò che accade nell’ambiente circostante. Il paziente in stato vegetativo solitamente non ha bisogno di respiratori automatici (quello eventuale di Mandela sarebbe riconducibile alla sua malattia?) e quindi non ci sono spine da staccare; chi si trova in tale stato apre e chiude gli occhi, dorme e si sveglia, ma tutto in totale assenza di coscienza, almeno apparentemente, perché numerosi sono i dubbi al riguardo, come pure sul concetto di permanente.

Tendenzialmente gli specialisti non usano quasi più il termine Persistent Vegetative State (PVS), ovvero Stato vegetativo persistente/ permanente, che nel passato veniva assimilato a quei casi in cui tale condizione si protraeva lungamente nel tempo. Oggi non si hanno più certezze circa l‘effettiva irreversibilità della condizione: sono documentati casi di “risveglio” dallo stato vegetativo anche dopo 10 anni. Rarissimi, ma in grado comunque di stimolare una certa cautela nell’utilizzo della terminologia.

Stato vegetativo, di Minima coscienza, o Sindrome di Locked –In?

Questi rari eventi sono stati indicati come errori di diagnosi, o anche come miracoli, certo è che alcuni particolari strumentazioni oggi permettono di analizzare a livello cerebrale risposte che aiutano nella diagnosi corretta di stato vegetativo o altro.

Le statistiche finora ad esempio ci hanno portato ad una media di errore di circa il 40% tra lo stato vegetativo e quello di minima coscienza (Mcs). Come si evince dalle parole, in caso di Mcs c’è nel paziente, seppur minima, una consapevolezza di ciò che avviene … una percezione dell’ambiente.

Più drammatica è quella condizione definita come Sindrome del Locked-In (prigioniero dentro), in cui si vive in un apparente stato vegetativo, mentre si avverte ogni sensazione, sia fisica che emotiva.

 

Stato vegetativo, aspetto giuridico

Lo stato vegetativo è dunque un qualcosa di ben diverso sia dal punto di vista medico che legale dal coma irreversibile (o morte cerebrale). Dal punto di vista giuridico, lo stato vegetativo non è riconosciuto come un vero decesso. Da qui tutto il discorso bioetico, sulle modalità e possibilità dell’eutanasia, sull’accanimento terapeutico, eccetera. La storia di Eluana Englaro ha ben tracciato tutta la situazione al riguardo, anche se una soluzione vera e propria, dal punto di vista legale, possibile con il cosiddetto testamento biologico, non è ancora stata trovata.

Foto: Getty Images