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Penectomia e rischio metastasi

Richiesta di Consulto Medico su penectomia e rischio metastasi
Buongiorno, mio marito ha subito una penectomia totale (9 cm dopo aver avuto già una parziale a novembre 2018) con asportazione linfonodi inguinali, iliaci e di cloquet sinistro dall’esito istologico risultati la maggior parte maligni. Margini di resezione puliti. Prima dell’intervento, ha fatto 4 cicli di chemioterapia neoadiuvante con ipertermia ed ora dovrà fare un ciclo di radioterapia di un mese. In più la prima tac di controllo. Al momento macroscopicamente è sano. L’oncologo ci dice che ha altissime probabilità di sviluppare micrometastasi, che non sempre la chemio funziona ed io leggo che quando i linfonodi sono coinvolti l’aspettativa di vita in 5 anni scende al 27%. Ma perché? Se siamo ligi nei controlli e quindi possiamo da subito combattere le micrometastasi, perché mio marito ha questa prognosi? Perché c’è più pericolo? Grazie x la risposta.

Specializzazione
Oncologia
Tipo di Problema
Aspettativa vita dopo penectomia e rischio metastasi

Risponde il Prof. Carlo Pastore oncologo e chemioterapista, consulente per l’area oncologica e per l‘ipertermia capacitiva per l’Hilu Medical Center (Marbella, Spagna) e presso il Centro di Medicina Integrativa in Malaga (Spagna), nonché responsabile della divisione di oncologia medica ed ipertermia oncologica della Casa di Cura Villa Salaria in Roma, membro dell’ESHO (European Society for Hyperthermic Oncology). Per contatti diretti www.ipertermiaitalia.it

 

Gentile Signora, buonasera.

Per quel che leggo la malattia coinvolgeva già diversi linfonodi all’atto chirurgico.

La tematica è quella della eterogeneità della malattia oncologica a livello cellulare.

In una singola massa di malattia (anche linfonodale) coesistono diverse tipologie cellulari aberranti. Purtroppo non sempre tutte responsive ai trattamenti che si possono mettere in atto e non sempre la patologia resta confinata nella sede di insorgenza.

Se il carico di malattia è elevato c’è la possibilità che vi siano altri nidi cellulari in altri distretti corporei non responsivi ai trattamenti (e per dimensioni non visibili alla diagnostica radiologica) che possano portare una ulteriore diffusione di malattia.

Se così fosse si potrebbe palesare la condizione in cui cellule resistenti non avrebbero risposta alle varie linee terapeutiche che si potrebbero mettere in atto con ulteriore diffusione metastatica difficilmente a quel punto contenibile.

Io però partirei dal dato positivo, nella condizione descritta, di una malattia macroscopicamente resecata completamente e quindi dalla possibilità che non si presenti più nulla grazie anche alle terapie adiuvanti che si stanno eseguendo.

Occorre positività pur nella certezza di dover essere accorti, prudenti e dover seguire uno scrupoloso follow-up oncologico.

Resto a disposizione con un grande in bocca al lupo

Carlo Pastore, oncologo – www.ipertermiaitalia.it

 

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Foto: Thinkstock