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Ibuprofene in gravidanza: raddoppia il rischio di aborto

 Il periodo della gravidanza è uno dei più particolari dal punto di vista della salute. Sia per ciò che riguarda la gestante, che può sviluppare particolari patologie tipiche di questo stato, ma soprattutto per ciò che concerne il feto e la sua corretta crescita e sopravvivenza. Sono molti i comportamenti a rischio che possono influire negativamente su quest’ultimo. Tra di essi l’utilizzo di ibuprofene, il quale raddoppia  le probabilità di aborto entro le prime venti settimane rispetto alla media .

Ciò che bisogna tenere a mente è che nel corso di una gravidanza essenzialmente deve essere evitato il ricorso a qualsiasi terapia farmacologica meno che non strettamente prescritto da un medico per una patologia importante o se legato al benessere del bambino e di sua madre.  Una ricerca specifica ha deciso di verificare il rapporto tra la possibilità di aborto e l’uso di ibuprofene proprio perché si tratta di un medicinale molto utilizzato come antinfiammatorio. E per la sua presenza molto forte nella maggior parte dei medicinali di automedicazione.

La ricerca, condotta da un gruppo di scienziati presso l’Università di Montreal in Canada e pubblicata sul  Canadian Medical Association Journal racconta la pericolosità di questo farmaco per le madri in gestazione, data la sua capacità di raddoppiare il rischio di aborto spontaneo.

Nello specifico, questi farmaci antidolorifici, se assunti tra i 15 giorni precedenti il concepimento e la ventesima settimana di gestazione aumentano di 2,4 volte il rischio di aborto spontaneo. I ricercatori vanno più a fondo della questione, spiegando che tale problema coinvolge anche  gli altri farmaci antinfiammatori non-steroidei, i FANS. Questo perché impediscono un impianto corretto del feto all’interno dell’utero.

In caso di necessità è consigliato utilizzare il paracetamolo, sostanza attiva considerata sicura dal punto di vista della gestazione: anche in questo caso non bisogna abusarne al fine di non sottoporre il feto a stress farmacologici che potrebbero portare conseguenze in futuro.

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