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Aids, una nuova tecnica potrebbe bloccare la trasmissione madre-figlio

Utilizzando dei farmaci già in commercio, ma conservati in confezioni simili a quelle degli alimenti, le madri sieropositive nei Paesi in via di sviluppo potranno più facilmente fornire protezione ai loro figli nati in casa. Gli ingegneri biomedici della Duke University hanno sviluppato un sistema economico e facile da usare che permette alle madri di dare ai loro neonati una dose potenzialmente salva-vita di un farmaco anti-HIV poco dopo la nascita. Ciò è particolarmente importante in quanto questi farmaci possono essere reperibili solo in cliniche o ospedali, che possono essere a giorni di distanza da una madre in procinto di partorire.

La tempistica è fondamentale per il neonato. Per essere efficace, il farmaco, conosciuto come Nevirapina, deve essere inoculato nel neonato entro i primissimi giorni di vita. La difficoltà dunque riguarda le madri che partoriscono in casa e che sono lontane dagli ospedali. Poiché la maggior parte delle madri non è in grado di viaggiare per ottenere i farmaci, gli ingegneri biomedici hanno sviluppato un modo di fornire il farmaco in modo semplice e duraturo: confezionandoli in sacchetti in lamina e plastica che possono contenere una singola dose di Nevirapina.

In Africa, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che oltre il 90% dei 430.000 nuovi casi di AIDS nel 2008 erano attribuibili alla trasmissione madre-figlio. Una singola dose di Nevirapina appena dopo la nascita ha dimostrato di essere efficace nel proteggere il bambino dal virus, ma è stato difficile per molti motivi rendere questa opzione disponibile per le donne che partoriscono in casa

ha affermato Carolina Gamache, coordinatrice del programma dei Developing World Healthcare Technology Laboratory della Duke’s Pratt School of Engineering. Mentre il personale sanitario in Africa ha in passato tentato di imballare singole dosi con altri mezzi come siringhe e contenitori, tutti i tentativi fallivano a causa dell’evaporazione durante la conservazione e la perdita dei conservanti.

Inoltre, come ha spiegato Gamache, i produttori di farmaci non hanno mostrato molto interesse per l’elaborazione dei sistemi monodose a causa dei costi di sviluppo e delle potenzialità di commercializzazione limitate al di fuori del Terzo Mondo. La busta, che è stata fabbricata alla Duke University, ha dimostrato nei test di ridurre notevolmente l’evaporazione, pur rimanendo efficace a varie temperature, estendendo notevolmente la durata di vita del farmaco.

Nel nostro sistema, il farmacista può riempire un sacchetto con dosi individuali all’inizio della gravidanza, e [le donne] possono portarselo a casa. Quando il bambino è nato, la madre può quindi facilmente strappare l’angolo del sacchetto e svuotare il farmaco nella bocca del neonato. Ulteriori trattamenti possono essere effettuati sul bambino in clinica o in ospedale successivamente, quando per la madre viaggiare diventa più facile.

L’OMS stima che appena il 32% dei bambini nati da madri sieropositive ha ricevuto la profilassi con farmaci antiretrovirali come la Nevirapina, rispetto al 45% delle donne in gravidanza.

Se confermato nei prossimi studi clinici, ci si aspetterebbe che l’attuale divario esistente della profilassi anti-retrovirale tra madri e figli potrebbe essere ridotto con la busta. Questo potrebbe essere realizzato con un piccolo costo aggiuntivo e potrebbe rappresentare un passo significativo nella creazione di una generazione di bambini senza HIV.

Il team ha condotto test sul campo lo scorso anno con l’uso dei sacchetti dati ad infermieri e farmacisti in Tanzania, e sulla base dei risultati incoraggianti, ha in programma studi clinici per determinare se il nuovo sistema può ridurre il numero di casi di trasmissione madre-figlio dell’HIV.

[Fonte: Sciencedaily]