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La terapia Car-T anche a Bologna per uccidere il tumore

L’Istituto di Ematologia Seràgnoli di Bologna ha iniziato l’iter burocratico per iniziare ad utilizzare la terapia Car-T che sconfigge il tumore, e potrebbe essere operativa entro un mese, secondo l’ematologo dell’Università di Bologna, Pier Luigi Zinzani.

La sperimentazione era stata avviata già a Milano, dall’Istituto Nazionale Tumori, con 30 pazienti di tutte le età, seguiti e curati con la nuova terapia, che sfrutta dei linfociti che sono stati manipolati in laboratorio per attaccare e uccidere il tumore. Le cellule malate vengono riconosciute da questi linfociti speciali, anche se per il momento la sperimentazione si limita alla cura su pochi linfomi a grandi cellule B.

Ma con l’autorizzazione anche per l’Istituto di Ematologia bolognese, la sperimentazione dovrebbe allargarsi, anche se, come avvertono gli esperti, la terapia Car- T non è applicabile a tutti i casi di tumore.

La terapia Car-T e le sue applicazione

Come ha ricordato lo stesso Zirzani, questa terapia ha riscontrato ottimi risultati contro il linfoma a grandi cellule B, con una percentuale di guarigione del 30% sui casi trattati.

I pazienti coinvolti avevano già avuto le cure classiche già sperimentate, ma senza successo. Si è così aperta la possibilità della sperimentazione con la nuova terapia, là dove anche il trapianto di cellule staminali aveva fallito.

Molte le remissioni complete del tumore, in quel 30%, e per questo i medici sono molto soddisfatti, dopo due anni dall’inizio della sperimentazione a Milano. Dopo questo lasso di tempo, i pazienti sono considerati guariti, potenzialmente e in modo definitivo.

Ci sono ancora da correggere degli effetti collaterali, che in alcuni casi si sono dimostrati anche pesanti. Un esempio sono le citochine e le tossine liberate a livello neurologico, con delle conseguenze anche gravi come nausea e febbre. Ci sono stati anche dei casi di insufficienza cardiaca e di allucinazioni, oppure di ipossia.

I ricercatori dovranno correggere dunque la terapia, aggiungendo ad esempio dei farmaci immunodulanti, potenziando e indirizzando meglio questa cura.

Gli scienziati vorrebbero aggiungere anche dei per ridurre questi effetti, prendendo spunto da uno studio dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) di Chicago sull’uso degli steroidi per correggere la Car-T. Gli steroidi si sono dimostrati capaci di limitare le tossine e le citochine mantenendo inalterata l’efficacia della cura.