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Tumore al seno, chemioterapia e radioterapia

Quando si parla di tumore al seno, chemioterapia e radioterapia sono i maggiori strumenti terapeutici utilizzati. Scopriamone insieme il funzionamento ed in quali casi questi due trattamenti vengono utilizzati.

Chemioterapia per tumore al seno

La chemioterapia per il trattamento del tumore al seno consiste  in una serie di farmaci somministrati per via endovenosa o in compresse forniti al corpo in cicli a cadenza variabile (una volta a settimana o una volta ogni 21 giorni, N.d.R.). La somministrazione può durare qualche minuto o qualche ora a seconda del medicinale utilizzato. Molto difficilmente essa avviene in stato di ricovero ospedaliero: di solito la formula più comune è quella dell’inoculazione o assunzione in regime ambulatoriale.

I farmaci per il tumore al seno più utilizzati sono le antracicline, i taxani, i derivati dal fluoro e quelli dal platino. A seconda della tipologia di cancro al seno essi vengono poi associati per ottenere il massimo risultato.  Si parla di chemioterapia adiuvante quando viene utilizzata subito dopo l’intervento per ridurre il rischio di recidive. Questo avviene di solito quando la forma biologica del tumore è aggressiva o si è estesa ai linfonodi ascellari.

 

Radioterapia per tumore al seno

La radioterapia per il tumore al seno si basa sull’utilizzo di radiazioni ad alta energia volte a distruggere le cellule cancerose senza arrecare danno a quelle sane. Essa viene utilizzata nel cancro della mammella per eliminare la presenza di focolai rimasti in seguito all’intervento di rimozione della massa.  Questo trattamento viene utilizzato se non si è subita una mastectomia e se la donna affetta dal tumore ha meno di 65 anni. Non viene al contrario impiegata se la forma cancerosa è poco aggressiva o la paziente anziana.

Le sue modalità più diffuse un caso di cancro al seno sono la radioterapia a fasci esterni, la brachiterapia e la radioterapia intraoperatoria. Nel primo caso la zona interessata dal tumore viene irradiata dall’esterno con un acceleratore lineare (LINAC) in regime quasi sempre ambulatoriale in sedute giornaliere con pause nel fine settimana per 3-6 settimane.

La brachiterapia viene eseguita inserendo la sorgente delle radiazioni direttamente nel tumore o nelle sue vicinanze ed ha meno effetti collaterali della precedente. Quella intraoperatoria, al momento ancora sperimentale a livello clinico, consiste nell’irradiare con una singola e forte dose il tumore ed il letto tumorale direttamente al momento dell’intervento.

Fonte | AIMAC xx