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Alzheimer, curare la cataratta rallenta la demenza

Curare la cataratta rallenta il progredire della demenza nei pazienti malati di Alzheimer, migliorando sia la loro vita che quella dei loro caregiver. Lo sostiene uno studio condotto dagli scienziati della Case Western Reserve University in collaborazione con quelli dell’University
Hospitals Case Medical Center e del MetroHealth Medical Center di Cleveland.

 

Migliorare la vista in pratica può migliorare le condizioni di un paziente malato di Alzheimer lavorando sulla sua sintomatologia. Si tratta di risultati preliminari al momento, ma in una malattia neurodegenerativa come questa, scoprire nuovi elementi significa avvicinarsi in qualche modo al raggiungimento di un processo terapeutico effettivo. Lo studio, condotto dai dottori Grover Gilmore e Alan Lerner nel corso di un periodo di cinque anni, è stato presentato in questi giorni presso l’ Alzheimer’s Association International Conference 2014 di Copenaghen in Danimarca dagli stessi.

La ricerca è nata dalla volontà di dimostrare che era ingiusto non sottoporre le persone malate di Alzheimer che soffrivano di cataratta ad una cura per questa loro patologia, provando che curando il problema oculistico anche la malattia neurologica poteva trarne giovamento. Il campione preso in considerazione dal gruppo di scienziati era composto da 42 persone, tutte con una diagnosi di Alzheimer e di cataratta alle spalle. Di questi, 28 sono stati sottoposti a un intervento chirurgico per la rimuovere quest’ultima mentre 14 non hanno subito nessuna operazione. Coloro che erano stati curati per il problema alla vista hanno non solo giovato di una visione più chiara, ma le loro capacità cognitive sono state mantenute o migliorate: il cervello ha potuto elaborare meglio, grazie all’acutizzazione del senso della vista, maggiori informazioni.

E come vi abbiamo anticipato, in questo modo anche la qualità della vita dei caregiver è migliorata: il loro stress è diminuito sensibilmente. Il miglioramento della vista ha portato i malati a diventare più indipendenti, limitando le loro difficoltà di movimento.

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