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La visione in 3D non provocherebbe crisi epilettiche

I film o i programmi in 3D sono sempre più diffusi, ma sin dalla loro comparsa sono stato oggetto di controversie a causa del potenziale pericolo per la salute, in particolar modo dei bambini. Secondo un nuovo studio, condotto dai ricercatori dell’Università di Monaco di Baviera, in team con quelli dell’Università di Salisburgo, in Austria, la tecnologia in 3D non provocherebbe crisi epilettiche nei soggetti predisposti.

Lo studio ha coinvolto 140 bambini, con un’età media di 12 anni, tutti a rischio o con diagnosi di epilessia. A scopo cautelativo, gli esperti hanno eseguito la foto-stimolazione parossistica e solo successivamente hanno esposto i bambini alla visione di un programma 3D per 15 minuti. Il test, è stato effettuato utilizzando un televisore 3D al plasma da 50″ posizionato a circa 2 metri di distanza dai piccoli partecipanti, opportunamente dotati di appositi occhialini.

Le risposte dei bambini alle stimolazioni, prima del test di foto-stimolazione parossistica, e poi della visione del programma in 3D, sono state misurate attraverso l’elettro encefalogramma (EEG) e poi valutate separatamente da diversi professionisti. Come spiega il dottor Herbert Plischke, autore principale dello studio:

Nella nostra coorte di bambini a rischio di epilessia o con epilessia nota, quindici minuti di visione di televisione 3D non ha aumentato le attività epilettiformi sull’EEG, né ci sono stati delle crisi apparenti. Concludiamo che la possibilità per le persone con epilessia non diagnosticata di avere una crisi epilettica provocata dalla Tv 3D è improbabile.

Secondo gli esperti, i possibili attacchi di epilessia non sono imputabili alla tecnologia in 3D, semmai al contenuto di ciò che viene trasmesso e alla modalità, come ad esempio, i colori utilizzati, lo sfarfallio dell’immagine o il contrasto, ma questo vale anche per la visione normale (2D). Tuttavia, durante la ricerca, circa il 20% dei partecipanti hanno segnalato sintomi come vertigini, nausea o cefalea, che lasciano supporre come la reazione agli stimoli della visione in 3D non siano sempre positivi per tutti.

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