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Sconfiggere la depressione per curare meglio le malattie cardiache

La depressione può letteralmente risucchiare via l’energia e la motivazione necessarie ad ottenere benefici dalle cure nelle persone che soffrono di malattie cardiache. Recenti studi dimostrano che i pazienti cardiopatici depressi sono meno propensi ad assumere i loro farmaci, a smettere di fumare, o a partecipare attivamente alla riabilitazione cardiaca, tutti passi importanti per il pieno recupero e la sopravvivenza.

La capacità di un paziente di recuperare può avere a che fare con il suo stato d’animo, così come la salute del suo cuore, secondo uno studio a lungo termine effettuato sul legame tra le malattie cardiache e la depressione presso l’Università della California, a San Francisco.

“La depressione non è solo debilitante, ma può anche peggiorare le condizioni croniche”, spiega l’autore principale dello studio, Maria Whooley, professore di medicina ed epidemiologia presso l’UCSF e il San Francisco Veterans Affairs Medical Center.

Laurence Sperling, cardiologo presso la Emory University di Atlanta, spiega che la depressione in concomitanza con le malattie cardiache provoca danni sia fisici che psicologici.

Qualsiasi malattia grave può compromettere il buon umore di una persona, ma le malattie del cuore sembrano essere particolarmente deprimenti, dice Wayne Sotile, direttore dei servizi psicologici ai Wake Forest University Healthy Exercise & Lifestyle Programs e autore del libro di successo Heart Disease (Free Press, 2003). “E’ una delle poche malattie in cui le persone hanno paura di morte improvvisa”, dice.

Molti pazienti malati di cuore sono d’accordo.

“Ho pensato molto alla morte. Ho 61 anni e ogni sera mi chiedevo se mi sarei svegliata al mattino seguente” dice Barbara Forman di Englewood, Ohio.

Cinque anni dopo aver subito un intervento chirurgico di bypass si preoccupa ancora della sua depressione.
Si maschera la depressione con la fatica, ma i pazienti non sempre riconoscono la depressione ed i medici non sempre indagano a sufficienza. Entrambi attribuiscono spesso i sintomi della fatica di vivere alla malattia del cuore, all’intervento chirurgico, e agli effetti collaterali dei farmaci per il cuore.

È per questo che Leo Pozuelo, direttore associato del Bakken Heart-Brain Institute presso la Cleveland Clinic suggerisce che i pazienti cardiaci si pongano due domande importanti:

  • Nelle ultime due settimane, hai provato poco interesse o piacere nel fare le cose?
  • Nelle ultime due settimane, ti sei sentito giù, depresso o senza speranza?

Se la risposta è sì ad entrambe, si dovrebbe chiedere aiuto ad un esperto, dice il dottor Pozuelo.

I pazienti cardiopatici che hanno curato la loro depressione si sono sentiti liberare da un peso e hanno affrontato la malattia con più energia, aumentando le probabilità di successo delle cure.

[Fonte: Health.com]