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Terremoto Emilia, può alterare la struttura del cervello?

Il terremoto, come quello che si è abbattuto sull’Emilia, sarebbe in grado di alterare le strutture del cervello. A suggerirlo è una ricerca della Tohoku University di Sendai, fra le altre cose una delle città più colpite dal terribile sisma in Giappone nel marzo del 2011. Le scosse, infatti, provocherebbero dei cedimenti della corteccia cerebrale.

Gli esperti, hanno preso in esame il cervello di 45 studenti dell’università sopravvissuti al violento terremoto, ed è emersa una riduzione della corteccia orbitofrontale sinistra. Di questa particolare area del cervello si conosce ancora molto poco, tuttavia, sembra che sia correlata al modo in cui reagiamo alla paura.

I partecipanti ai test non soffrivano di disturbo da stress post traumatico, ma l’esperienza del terremoto ha lasciato un segno e ha continuato ad agire silenziosamente. Nonostante le informazioni riguardo alla corteccia orbitofrontale sinistra siano esigue, pare che quando questa zona del cervello viene danneggiata i pazienti non riescano a smettere di avere paura. I ricercatori, inoltre, hanno riscontrato come i sintomi da stress negli studenti siano tanto più intensi, quanto più forte è stata la riduzione della corteccia orbitofrontale sinistra.

Ma non è tutto, quando questa zona del cervello viene intaccata dà origine a comportamenti disinibiti come ipersessualità, dipendenza dal gioco d’azzardo o dipendenza da droghe. Sembra, infatti, che un aumento di questi comportamenti venga regolarmente registrato dopo i terremoti, ed è successo anche dopo il sisma che colpì L’Aquila nel 2009.

Secondo i ricercatori giapponesi esiste anche una zona del cervello che fa da contraltare alla corteccia orbitofrontale sinistra, che sarebbe correlata alla consapevolezza emotiva  e alla capacità di gestire l’ansia e la motivazione nota come corteccia cingolata anteriore destra. E’ inevitabile che un’esperienza traumatica come un sisma lasci una traccia del suo passaggio, anche perché gli eventi catastrofici ci riportano alla nostra dimensione, che è appunto quella di umana finitezza, sovvertendo brutalmente qualunque illusione di controllo su cose e persone.

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