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Anoressia, una cura dall’ormone dell’amore?

I disturbi del comportamento alimentare sono sempre più diffusi, soprattutto tra i più giovani. Solo in Italia oltre 2 milioni di ragazze soffrono di anoressia o bulimia, spesso due facce della stessa medaglia. Secondo uno studio riportato sulla rivista Public Library of Science ONE (PLoS ONE) la soluzione potrebbe arrivare dall’ossitocina, conosciuto anche come l’ormone dell’amore.

La scoperta è frutto di una ricerca condotta dall’Università di Seul, i cui dati sono stati pubblicati sulla rivista Psychoneuroendocrinology. L’ossitocina viene chiamato ormone dell’amore perché generalmente viene rilasciato durante i rapporti sessuali, ma viene prodotta anche durante il parto e l’allattamento al seno. Secondo lo studio sarebbe in grado di invertire la tendenza dell’anoressia stimolando la scelta di cibi ipercalorici e suscitando il desiderio di forme del corpo più morbide.

Gli studiosi, nel corso della sperimentazione, hanno mostrato ad un gruppo di ragazze anoressiche immagini di alimenti e di grasso corporeo che inizialmente disprezzavano. Dopo essersi sottoposte all’inalazione di uno spray a base di ossitocina e poste nuovamente di fronte alle stesse immagini ne rimanevano meno disgustate.

Come ha spiegato Youl-Ri Kim, professore alla Inje University di Seoul che ha coordinato la ricerca:

La nostra ricerca dimostra che l’ossitocina riduce le tendenze inconsce dei pazienti nel concentrarsi sul cibo, la forma del corpo e le emozioni negative. Il risultato suggerisce l’avvento di una nuova opzione di trattamento innovativo per i pazienti con anoressia.

I disturbi del comportamento alimentare sono un problema molto serio, in particolar modo l’anoressia, che colpisce principalmente le ragazze tra gli 8 e i 17 anni. Il fenomeno, tuttavia, sta iniziando a prendere piede anche tra i ragazzi. Lo studio è molto interessante e pone le basi per un approccio diverso al trattamento di questa malattia, anche se chiaramente andrebbe fatta una sperimentazione su un campione più ampio per valutarne i reali benefici e gli eventuali effetti collaterali.

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