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Settimana senza pesticidi dal 20 al 30 marzo

Dal 20 al 30 marzo, quasi in tutto il mondo, si celebra la Settimana senza pesticidi, promossa da varie organizzazioni non governative impegnate da anni nella lotta all’uso di fitofarmaci in agricoltura e in ambito urbano. La manifestazione prende le mosse in Francia, il primo posto in Europa per quantità di pesticidi utilizzati (76 mila tonnellate ogni anno!), ma conta l’adesione di molti Paesi e non solo europei. Secondo L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) i pesticidi causano ogni anno circa 200 mila morti su scala globale. Nati per eliminare i parassiti dei raccolti, infatti, hanno un impatto gravissimo non soltanto sulla nostra salute, ma anche sull’ambiente. Vediamo insieme perché, quali sono le verdure e la frutta con il maggior contenuto di tracce residue e cosa possiamo fare per non “avvelenarci”.

L’uso massiccio dei pesticidi, è un dato di fatto, ha destabilizzato l’equilibrio ecologico dell’ambiente e influisce negativamente anche sulla salute dell’organismo, nonostante esistano delle alternative. Gli agenti chimici, infatti, restano molto a lungo nell’ambiente, depositandosi su piante, frutta, verdura, che poi vanno a finire sui banchi dei supermercati. Studi recenti sulla tossicità dei pesticidi su cellule in coltura di fegato e del sistema nervoso (neuroni) umane, hanno dimostrato come tali sostante sollecitino un gran numero di geni del DNA umano che intervengono nella formazione del cancro. L’accumulo di pesticidi nel nostro corpo è responsabile non soltanto di asma e allergie, ma anche di malattie neurodegenerative come Alzheimer, morbo di Parkinson, sclerosi multipla, danni al sistema endocrino e riproduttivo (sterilità, malformazioni neonatali, ecc.).

Lattuga, mele, pomodori, fragole, peperoni, pesche, cetrioli, sono gli alimenti più a rischio, come denunciato da svariate indagini, ma la lista è lunga e comprende anche banane, carote, piselli e in generale gli ortaggi con la buccia più spessa. A questo punto viene da chiedersi perché, una volta dimostrata la tossicità dei pesticidi, si continui ad usarli, nonostante esistano metodi biologici. Sapevate, ad esempio, che l’estratto di ortica efficace contro gli acari o che le coccinelle sono un naturale avversario della cocciniglia? Purtroppo, gli interessi economici in ballo, e mi riferisco alle aziende chimico–farmaceutiche, che producono farmaci, sostanze chimiche di ogni tipo, oltre che biotecnologie (OGM), sono troppo forti.

I consumatori, dunque, sembrano essere destinati a subire gli interessi economici privati, nonostante l’uso di sostanze naturali per la lotta i parassiti non solo è possibile, ma potrebbe portare alla riduzione dell’incidenza di svariate patologie, per non parlare del vantaggio economico per il Servizio Sanitario.

Cosa possiamo fare nel nostro piccolo per consumare frutta e verdura in “tranquillità”? una delle strade è acquistare cibo proveniente da agricoltura biologica. Il metodo di produzione biologico proibisce, infatti, l’uso di sostanze chimiche di sintesi (concimi, fertilizzanti e pesticidi) e autorizza solo l’impiego di fertilizzanti e antiparassitari naturali. Inoltre, i prodotti bio sono ottenuti senza l’impiego di organismi geneticamente modificati e/o prodotti derivati. Chiaramente, non tutto il bio è uguale e va valutato come ogni altro prodotto. Tempo fa facevo l’esempio delle fette biscottate bio che contengono, nonostante tutto, il millantato (e non a torto) olio di palma, che come sappiamo non è un prodotto salutare. Questo per dire che biologico non è sempre sinonimo di sano, ma sicuramente la probabilità di trovare prodotti di qualità è più alta nel biologico industriale che nel non biologico. Ne sono un buon esempio Esselunga Bio o Almaverde. Anche i gruppi di acquisto solidali (G.AS.) possono essere una valida alternativa, ma come detto prima bisogna valutare caso per caso e non dare nulla per scontato.

Inoltre, è buona regola lavare accuratamente frutta e verdura con acqua e bicarbonato. Una prassi che di certo non elimina tutta la carica dei pesticidi, ma aiuta. È preferibile anche sbucciare gli alimenti prima di consumarli, in quanto la maggior parte delle sostanze tossiche è concentrata soprattutto sulla scorza esterna.

Via| Semaine pour les alternatives aux pesticides; Photo Credit| Thinkstock