Home » Rimedi e Prodotti naturali » Ipertensione, petali di loto rimedio naturale efficace?

Ipertensione, petali di loto rimedio naturale efficace?

E’ possibile curare l’ipertensione con i petali di fiore di loto ed altre spezie? Secondo uno studio condotto dal Centre for Toxicology and Developmental Research (CEFT) della Sri Ramachandra University in India e pubblicato sulla rivista di settore Experimentali Biology and Medicine, la risposta sarebbe positiva.

In realtà il mix di specie chiamato Venthamarai chooranam è utilizzato da secoli nella medicina popolare. L’obiettivo dei medici era quello di verificarne la validità scientifica e su modello animale questo è avvenuto: i trial clinici sull’essere umano inizieranno infatti a breve. Il dottor S. Thanikachalam ed il suo gruppo di scienziati hanno provato a somministrare questa miscela di petali di loto bianco (per l’appunto venthamarai, N.d.R.), cardamomo, zenzero, pepe lungo, aneto, liquirizia e cumino ad un gruppo di topi le cui condizioni ricalcavano quelle di una ipertensione umana. Spiegano i ricercatori:

Somministrare farmaci a base di erbe per le malattie negli ospedali moderni non è un’idea completamente nuova. Prima di tutto, abbiamo testato una dose molto elevata di questo farmaco su tre ratti . Abbiamo scelto i ratti perché sono facilmente disponibili e la loro pressione sanguigna somiglia a quella degli esseri umani. Quando questi non hanno mostrato reazioni avverse, abbiamo iniziato ulteriori test su altri ratti.

Lo studio si è protratto per circa due mesi: ad alcune cavie è stato somministrato un placebo, mentre agli altri il ritrovato (Venthamarai chooranam) messo a punto. Fin dal terzo giorno di assunzione, i topi che avevamo preso il rimedio a base di fiori di loto e spezie hanno mostrato un miglioramento che alla fine dei due mesi ha portato la pressione arteriosa a livelli quasi del tutto normali. Con una miglioria evidente delle arterie carotidee e renali da attribuirsi, secondo i ricercatori, ad un aumento del livello di ossido nitrico nell’organismo grazie ad uno specifico enzima. Non ci resta che vedere se i trial clinici confermeranno il tutto.

Fonte | Experimental Biology and Medicine

Photo Credit | Thinkstock