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Epatite C, ottimi risultati con faldaprevir e deleobuvir

Superare gli effetti collaterali dell’interferone nella terapia per curare l’epatite C è uno degli obiettivi che la ricerca medica e farmacologica si pongono da diversi anni. Uno studio di fase II condotto sui farmaci sperimentali faldaprevir e deleobuvir sta già dando risultati promettenti.

Certo, con molta probabilità bisognerà aspettare ancora un po’ di tempo ma il fatto che a prescindere dalla presenza della ribavirina nel cocktail terapeutico applicato contro l’epatite C con i suddetti farmaci abbia portato, in un periodo di follow-up di due settimane ad un totale abbassamento della carica virale non è un dato che può essere archiviato con leggerezza. Sul campione di 17 pazienti dello studio presentato al 64° Congresso Annuale dell’Associazione Americana per lo Studio sulle Malattie del Fegato ed eseguito dagli scienziati della Boehringer Ingelheim, il 100% di loro aveva una carica virale non rilevabile alla fine del primo trattamento, mentre tredici hanno confermato tale trend anche nella quarta settimana dopo l’assunzione del cocktail di farmaci e senza interferone. Commentano i ricercatori:

Questi risultati preliminari vanno ad aggiungersi al crescente insieme di evidenze a favore di faldaprevir, come terapia efficace per una vasta popolazione di pazienti con epatite C di genotipo 1, compresi quelli più difficili da trattare. Lo studio è ancora all’inizio, ma questi primi risultati appaiono promettenti. Questi dati dimostrano ancora una volta le potenzialità di faldaprevir come farmaco da associare nei regimi senza interferone. Il nostro programma di studi indaga faldaprevir, deleobuvir e ribavirina senza interferone, è attualmente in Fase III. Attendiamo con grande fiducia i risultati finali dei due studi, previsti per il secondo trimestre del prossimo anno.

L’epatite C, non dobbiamo dimenticarlo, è causata da un virus che vive e si moltiplica nel fegato ed è una delle maggiori cause di sviluppo di epatopatia cronica e tumore al fegato. Uno dei più grandi problemi legati a questa patologia è l’incapacità di una diagnosi davvero veloce. Quasi sempre la stessa all’inizio del suo percorso virologico è asintomatica ed i pazienti riescono a rivolgersi al medico solo quando i sintomi si fanno più evidenti e la malattia è ad uno stadio avanzato.

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