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Epatite C: cura e prevenzione

L’epatite C si diffonde soprattutto tra le persone con problemi immunologici e tra i tossicodipendenti, essendo una malattia dovuta ad un virus, l’Hepatitis C (HCV), facilmente trasmissibile attraverso lo scambio di siringhe.

Il fegato è l’organo colpito, e uno dei problemi che presenta la malattia è che non ci sono spesso sintomi finché non accade la cicatrizzazione dell’organo, con conseguente insufficienza epatica, anticipata dalla cirrosi.

Un problema molto grave, che può essere però combattuto con molto successo grazie ai nuovi vaccini. Trascurare l’infezione virale significa rischiare anche il cancro dell’organo e la morte. Come è stato anticipato, la malattia è virale, e il virus si contrae attraverso lo scambio di sangue infetto. La trasmissione quindi può avvenire anche attraverso trasfusioni non debitamente controllate oppure con il contatto di aghi non sterilizzati.

La malattia nel mondo

Nel mondo dovrebbero esserci tra i 130 e i 170 milioni di ammalati, e l’infezione coinvolge nella maggior parte dei casi il fegato, trattato con successo nel 90% dei casi attraverso i nuovi farmaci.

È importante intervenire tempestivamente perché un’eventuale aggravamento con la presenza di cancro e cirrosi diminuisce fortemente il successo della terapia. In alcuni casi, l’unica cura è il trapianto del fegato.

I sospetti dell’esistenza dell’epatite C iniziarono dagli studi di Harvey J. Alter negli anni 70, ma solo le 1987 fu individuato il virus, grazie a Michael Houghton, Qui-Lim Choo e George Kuo, ricercatori alla Chiron Corporation.

La scoperta del virus ha portato agli strumenti di diagnosi e cura, migliorati nel corso dei decenni. Se prima, negli Stati Uniti, il 30% dei contagi era dovuto alle trasfusioni di sangue, oggi questo rischio è totalmente scongiurato.

Secondo gli studi inoltre, il 27% delle cirrosi è dovuto all’infezione, così come il 25% dei casi di cancro al fegato. L’Italia conta un milione circa di contagiati, secondo le stime, ma l’infezione è in calo grazie all’attenzione nell’uso dei dispositivi medici a rischio. Molto spesso i malati di epatite C soffrono anche di contagio con il virus HIV.

Per diagnosticare l’infezione esistono dei test sierologici molto precisi, in grado di individuare il genotipo del virus e stabilire così la terapia migliore, spesso a seconda dell’area geografica di residenza del malato.