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Miss “antimina”: un premio discutibile


Un concorso di bellezza in Angola, stato dell’Africa centrale, la promozione di una miss, gli applausi, i fotografi e i complimenti. Ma questa volta il premio in palio era una protesi per la gamba. Le concorrenti potevano essere solo donne vittime delle mine antiuomo, ne hanno partecipato 10 e la vincitrice, è stata incoronata “Miss Landmine 2008”. Per lei non non c’è la promessa di sfilate in passerella, di riflettori, fiction, foto su riviste ma la possibilità di trovare un lavoro, ora che è sostenuta anche da una protesi.

L’iniziativa è stata organizzata dal CNIDAH, la commissione per lo sminamento dell’Angola, che in questo modo ha voluto sensibilizzare la popolazione su un tema che riguarda la quotidianità del Paese. L’Angola, infatti è il Paese più minato del mondo, è il primo su a Afghanistan e Cambogia e conta 300 tra feriti e morti ogni anno dovuti alla presenza di mine. Su 10 milioni di persone ci sono 15 milioni di mine. Ci sono ancora 2800 campi da sminare e serviranno ancora decenni per finire l’opera di sminamento.

L’opera di sensibilizzazione è stata portata avanti anche con la votazione on-line della futura miss, ed ha avuto un’alta partecipazione. Ciò è stato reso possibile dal fatto che l’iniziativa del CNIDAH è stata suggerita e sostenuta dalla proposta di un artista norvegese, Morten Traavik che ha saputo convincere e raccogliere appoggi dal consiglio culturale norvegese e dal consiglio delle arti di Oslo, pur di dare attenzione mediatica a questo problema.

Lo slogan voluto dalla manifestazione è stato “Stop al concetto di perfezione fisica prestabilita. Bisogna celebrare la vera bellezza e sostituire il termine ‘passivo vittima’ col termine ‘attivo sopravvissuto’. Tutti hanno il diritto di essere belli”. Ma Traavik e il governo angolano hanno ricevuto anche critiche dato che viene subito da pensare: “E le altre donne? Rimangono senza protesi (norvegesi)?”. Se si è trattato di un progetto umanitario sarebbe stato meglio a lungo termine con la possibilità di fornire a tutti le protesi necessarie e di poter accelerare l’opera di sminamento. Anche una rivista norvegese «Morgenbladet» ha parlato di sfruttamento ignobile di queste donne in difficoltà.