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Gonorrea, individuato un nuovo ceppo resistente agli antibiotici

E’ stato scoperto un nuovo ceppo della gonorrea resistente agli antibiotici. Il primo caso, è stato registrato in Giappone, a Kyoto e le complicazioni per salute potrebbero essere gravi.

La gonorrea è una malattia a trasmissione sessuale, che nella gran parte dei casi non presenta sintomi apparenti, soprattutto nella donna, ma se non viene curata adeguatamente può portare alla sterilità ed altre serie complicanze. La nuova variante di batteri, chiamata H041, è molto efficace nel mutare e rischia di diventare una vera minaccia per la salute pubblica. Gli esperti del laboratorio svedese di ricerca sulla gonorrea, hanno identificato le mutazioni genetiche responsabili di questo nuovo ceppo resistente agli antibiotici a base di cefalosporine, gli unici farmaci ancora in grado di bloccare e curare l’infezione.

Come spiega Magnus Unemo, del laboratorio svedese:

Si tratta di una scoperta allarmante e prevedibile. Da quando gli antibiotici sono diventati trattamenti standard per la gonorrea dagli anni ’40, questo batterio ha mostrato una notevole capacità di sviluppare meccanismi di resistenza a tutti i farmaci introdotti per controllarlo. Anche se è ancora troppo presto per valutare se questo nuovo ceppo è diventato diffuso, la storia di nuove resistenze emergenti nel batterio suggerisce che può diffondersi rapidamente, a meno che non vengano trovate farmaci e terapie efficaci.

Nell’attesa, come suggeriscono gli stessi ricercatori, la migliore cura è la prevenzione. Anche Massimo Galli, ordinario di infettivologia all’Università Statale di Milano, conferma l’esistenza di un batterio mutato della gonorrea, e sebbene l’epidemia non sia ancora in atto, la ricerca sugli antibiotici in questo campo è ferma da diverso tempo ed è assolutamente necessario riprendere a studiare nuovi farmaci.

La gonorrea, infatti, può colpire le persone di tutte le età, e tra le malattie a trasmissione sessuale è certamente la più comune al mondo. Al momento, è inutile creare falsi allarmismi, ma si stima che nei prossimi 5 anni, possa diventare una malattia particolarmente difficile da curare.

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