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Herpes e Alzheimer: così diversi, così uguali

Il progressivo innalzamento della speranza di vita delle popolazioni dei Paesi più agiati ha portato con sé, oltre a molti ed innegabili vantaggi, anche alcuni inconvenienti non trascurabili. Stiamo ad esempio parlando delle malattie degenerative legate all’invecchiamento, patologie che – negli ultimi anni – hanno registrato una significativa crescita nell’incidenza, come il morbo di Alzheimer.

Se per un attimo distogliamo l’attenzione dalla sofferenza di chi vive in queste condizioni, e proviamo (in maniera colpevolmente distaccata) a concentrarci sulle ricadute economiche del fenomeno, scopriamo che il costo sociale a carico dei Servizi Sanitari Nazionali per la cura di queste patologie è in costante crescita, e che il trend non accenna ad invertirsi in futuro.

E’ anche per questo motivo che la medicina si sta prodigando nella ricerca di “antidoti”, ed una speranza in questo senso giunge da uno studio dell’Università di Manchester. I ricercatori inglesi, infatti, hanno scoperto che esiste una correlazione tra herpes simplex e morbo di Alzheimer, e che essa risiede nel virus che scatena le tanto fastidiose eruzioni cutanee: l’Hsv di tipo 1, un agente virale che sarebbe anche causa di più della metà (una stima oscilla tra il 60 ed il 90%) dei casi del famigerato Morbo.

In sostanza, nei casi di Alzheimer l’Hsv 1 distrugge progressivamente le capacità mnemoniche e cognitive del cervello producendo la beta-amiloide, una proteina che si deposita tra i neuroni e agisce alla stregua di un collante “paralizzando” i neurotrasmettitori. Un virus per due malattie, dunque, e cioè una strada percorribile per incrementare la sperimentazione nella ricerca di una cura.

Già, perché se la scoperta conducesse ad ulteriori conferme, i ricercatori pensano che una campagna di vaccinazioni contro l’Hsv 1 potrebbe prevenire almeno la gran parte dei casi di Alzheimer. Sempre che i prossimi studi dimostrino la reale efficacia di questa profilassi non solo contro l’antiestetico herpes labiale, ma anche contro la tanto temibile malattia da invecchiamento che affligge ben 800mila italiani.