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Riflessioni sui ticket e la sanità pubblica

 Non riesco a non condividere con voi lettori di Medicinalive le mie riflessioni sulla sanità pubblica. Pensieri forse banali, da umile cittadina che credeva in qualcosa che oggi ormai sembra volgere al decino. La nuova manovra finanziaria che impone un’aggiunta di 10 euro per ogni prestazione specialistica e 25 euro sul codice bianco in pronto soccorso rappresentano infatti la stangata finale. Non voglio entrare nel merito dei tagli promessi e non fatti (tipo quelli dello stipendio dei parlamentari), ma in una situazione già caotica ed in crisi di base questo non giova.

Da tempo ad esempio esisteva la concorrenza con il privato: un normale cittadino, dovendo fare una radiografia o un’ecografia, a parità di costo e senza liste d’attesa interminabili, abbandonava il servizio pubblico per il privato. Su questo poco male? Forse. I fondi che non arrivano alla sanità pubblica non solo dallo stato, ma anche dai cittadini-pazienti, mettono in crisi strutture d’eccellenza riconosciute a livello internazionale. E’ il caso della Fondazione Santa Lucia a Roma, ma non solo. Altre strutture ospedaliere sono state in questi ultimi mesi obbligate a chiudere i battenti per una riconversione: un ottimo ambulatorio pubblico di allergologia pediatrica (sempre nella capitale) ad esempio è stato chiuso. Probabilmente fruttava poco, rispetto ad altre “prestazioni più rapide”? Mi piacerebbe capire.

Pare che questa finanziaria abbia dimenticato un aspetto fondamentale: che anche gli ospedali sono da tempo “aziende” e dunque soggette alla concorrenza. Perché pagare di più per una risonanza magnetica (si arriverebbe a 46, 15 euro)? O le analisi del sangue? Anche qui il pensiero mi viene da un esempio concreto: nella Regione Campania tale maggiorazione nei ticket c’è già da qualche tempo (idem per il codice bianco). Giovedì mattina ho telefonato per prenotare un’ecografia addominale completa e c’era posto per il giorno stesso. Ho optato per quello successivo egualmente libero. Strano no? Altrove per una prestazione di questo tipo occorre aspettare anche un anno! Ma allora anziché risanare i conti pubblici questa finanziaria mirava ad abbattere le liste d’attesa per le prestazioni sanitarie?

Di certo, hanno spiegato i Ministri, le esenzioni non vengono toccate: ma quanto rimarranno in piedi le strutture sanitarie pubbliche con tutti i suoi dipendenti per offrire assistenza sanitaria solo a queste persone? Alla fine saranno comunque loro a rimetterci, compresi i ceti medi. E’ stato anche detto che le Regioni non sono obbligate a mettere in pratica tali normative: ma se mancavano i fondi anche prima, ora come fare? Per fortuna la situazione non è eguale ovunque. La nuova legge in materia di ticket è entrata in vigore ieri solo in alcune Regioni: Lombardia, Liguria, Veneto, Basilicata e Sicilia; si sta riflettendo in Calabria e nel Lazio e si deciderà nelle prossime ore, mentre tempi più lunghi sono stati annunciati da Piemonte, Umbria, Marche, Friuli e Campania (rimarranno i 10 euro o diverranno 20??). Hanno detto no le altre Regioni. Atipica la norma sui codici bianchi, in realtà in alcune aree come nel Lazio ed in Campania già in vigore da tempo, ma mai applicata con regolarità.

E a proposito di pronto soccorso non posso che pensare alla drammatica odissea del cinquantenne Giorgio Manni, giudicato non grave e rispedito a casa 5 volte su 6. L’ultima, presso il Policlinico Tor Vergata di Roma, è stato operato d’urgenza in codice rosso per un versamento polmonare, ma era troppo tardi e l’uomo è morto. 5 medici hanno sbagliato diagnosi o forse c’è qualcosa di sbagliato in tutto il meccanismo? Sullo specifico ci sarà un’inchiesta, ma in generale credo che al di fuori di certi casi di rara e mancata professionalità, la sanità pubblica sia fatta da medici bravi e seri, ma che sono troppo spesso costretti a lavorare in condizioni estreme. Non si dovrebbe, visto che in mano hanno la nostra vita. Ecco: sicuramente qualcuna delle mie riflessioni è opinabile, ma mi piacerebbe il vostro giudizio al riguardo.

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