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L’esposizione al piombo trasforma i bimbi in criminali?

Una ricerca realizzata dal College di medicina dell’Università di Cincinnati e pubblicata di recente su Public Library of Science medicine dimostrerebbe chiaramente un legame fra l’esposizione al piombo in età infantile e l’attuazione di crimini violenti da adulti. In realtà, lo studio non farebbe che confermare quanto già emerso in passato da numerose altre indagini che hanno dimostrato un effetto tossico dei metalli pesanti sul sistema nervoso al quale erano ascrivibili disturbi del comportamento come iperattività e impulsività.

Proprio grazie a queste evidenze l’Unione Europea ha messo al bando già da tempo benzina e vernici contenenti piombo, mentre tale divieto negli Stati Uniti è stato introdotto più tardivamente. Per questa ragione le conclusioni degli studiosi di Cincinnati destano non poche preoccupazioni oltreoceano, dove il 40% delle case non è ancora abbastanza sicuro.

L’indagine ha coinvolto, tra il 1979 e il 1984, 376 bambini il cui livello di piombo nel sangue è stato monitorato dalla nascita fino ai sette anni di età. Oltre venti anni dopo 250 di essi, ormai divenuti adulti, sono stati rintracciati dai ricercatori che hanno rilevato come esistesse una netta corrispondenza fra elevati livelli di piombo nel sangue durante l’infanzia ed episodi di arresto, soprattutto, afferma Kim Dietrich, coordinatore dello studio, a causa di atti di violenza e detenzione di armi. Questo indipendentemente da fattori legati alle condizioni socio-ambientali in cui i ragazzi sono cresciuti.

Negli USA il livello di piombo nel sangue considerato tollerabile, secondo le indicazioni dei Centers for Disease Control and Prevention, è pari a 10 microgrami per decilitro, mentre nei bambini coinvolti nello studio tale quantità era in media di 13.5 microgrammi al momento della nascita e di 8.8 microgrammi all’età di sei anni. Un dato questo, come si può notare, che forse dovrebbe portare alla riconsiderazione dei livelli di piombo nel sangue considerati non nocivi.