Home » MEDICINA TRADIZIONALE » Ricerca e Sperimentazione » Clonazione umana terapeutica: la svolta decisiva

Clonazione umana terapeutica: la svolta decisiva

La clonazione umana è ad un punto di svolta. E’ una frase semplice e concisa dai risvolti complicatissimi, proprio quelli etici legati alla clonazione dell’essere umano. In nuovo input alla questione è stato dato dalla pubblicazione di uno studio sulla prestigiosa rivista Cell, portato avanti da un gruppo di scienziati della Oregon Health & Science University e dell’Oregon National Research Center, negli USA: partendo da cellule staminali adulte della pelle, sono riusciti a creare cellule staminali embrionali, con tutte le potenzialità terapeutiche del caso e senza l’utilizzo di embrioni.

Una questione etica di rilievo in meno, che apre ora speranze concrete nella medicina rigenerativa per malattie importanti come il Parkinson, le lesioni del midollo spinale o le cardiopatie: tutte quelle condizioni in realtà in cui c’è bisogno di un nuovo organo, un nuovo tessuto, nuovi neuroni ….. senza il rischio di un rigetto, perché le staminali da cui si partirebbe sono quelle autologhe. Insomma un successo rincorso da tanti anni che apre a nuove speranze. Ma la clonazione umana seppur terapeutica (perché di questo stiamo parlando) rimane sempre un argomento che fa paura, ovviamente.

Non è la prima volta che da cellule dell’epidermide si arriva ad altri tessuti (come quello cardiaco ad esempio) o che si utilizzino delle staminali per ricreare altri organi. Ma qui parliamo di creazione di cellule embrionali, senza la necessità di una fecondazione: ovvero il caposaldo della clonazione. La tecnica utilizzata infatti mutua direttamente da quella ideata negli anni 60 e che poi nel 1996 aveva portato alla nascita della Pecora Dolly. La tecnica viene definita come una variazione del metodo di trasferimento nucleare di cellule somatiche: in pratica hanno sostituito il nucleo di una cellula “uovo” non fecondata, con quello di una staminale adulta tratta dall’epidermide. La cellula ha poi così dato origine a staminali di tipo embrionale, dunque pluripotentissime, in grado di trasformarsi in qualunque altro organo.  Il successo sta proprio nella “variazione”, ovvero quel quid che ha permesso agli scienziati di riuscire dove nessuno era mai arrivato: hanno capito quale era il momento giusto per fare questo trasferimento, ovvero quando l’ovocita è in metafase. Prima di ciò non si era riusciti ad andare oltre la creazione di più di 10-12 cellule, ora di è arrivati ad un blastocita con oltre 150 staminali embrionali.

Gli studiosi guidati da Shoukhrat Mitalipov hanno spiegato che la loro ricerca riguarda la clonazione terapeutica e che difficilmente questa scoperta potrà condurre alla clonazione riproduttiva dell’essere umano. Per fortuna.

 “C’è ancora molto lavoro da fare per sviluppare trattamenti con staminali sicuri ed efficaci, ma crediamo che questo sia un significativo passo in avanti nello sviluppo di cellule che potranno essere usate in medicina rigenerativa. La nostra ricerca è diretta alla creazione di staminali da utilizzare per combattere le malattie. Il trasferimento nucleare conduce spesso ad un dibattito pubblico sull’eticità della clonazione umana, ma questo non è l’obiettivo del nostro lavoro, né riteniamo che le nostre scoperte possano essere usate da altri per andare avanti verso la clonazione riproduttiva umana”.

Leggi anche: Cellule staminali, embrionali, adulte, da liquido amniotico, cordone ombelicale: cosa sono?

 

Approfondisci l’articolo su Cell.