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Parkinson e terapia con staminali, nuova speranza?

Neuroni creati in laboratorio in grado di sostituire quelli danneggiati dal Parkinson? In futuro potrebbe rivelarsi una possibilità di terapia, se i ricercatori svedesi ed italiani saranno in grado di proseguire sulla scia del loro studio recentemente pubblicato sulla rivista di settore Cell Stem Cell.

L’Università di Lund in Svezia e quella di Milano hanno collaborato insieme per dare vita ad un approccio innovativo alla malattia. Una ricerca che potrebbe aprire all’utilizzo clinico di cellule staminali nella lotta contro il Parkinson. Lo studio condotto dagli scienziati è stato diviso praticamente in tre parti. Nel corso della prima sono stati creati neuroni dopaminergici partendo da cellule staminali embrionali umane. Appena pronti è partita la seconda fase: sono stati trapiantati nei modelli animali: fattore questo che ha portato a dimostrare che era possibile per le cellule celebrali create in laboratorio imitare quelle del cervello in cui erano state impiantate. Nella terza parte dell’esperimento è stato possibile verificare come i neuroni trapianti fossero in grado di collegarsi con quelli ospiti attraverso una rete ramificazioni createsi.

Qualcosa che non era mai stato osservato finora e che ha dato modo di selezionare, in pratica, il miglior tipo di staminale per un eventuale utilizzo contro il morbo di Parkinson. Tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione di diversi consorzi scientifici europei, i quali hanno messo insieme i loro sforzi al fine di raggiungere il risultato migliore possibile. Commenta Malin Parmar, la coordinatrice dello studio:

E’ un obiettivo questo a cui sono stati dedicati tanti anni di ricerche ed esperimenti e un risultato che speriamo di raffinare ulteriormente sino a poter produrre le cellule nel rispetto dei parametri necessari per l’utilizzo clinico.

Studi come questi portano ad un accelerazione notevole nell’approccio a malattie neurodegenerative come il Parkinson, rendendo possibile il raggiungimento di una cura o terapia funzionante in meno tempo rispetto a quelli preventivati prima di tale scoperta.

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