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Cervello, intuisce e “vede” il movimento ancor prima della vista

 Il cervello umano vede ancor prima degli occhi? Potrà sembrare forte come concetto, ma è quello che ha illustrato uno studio condotta da un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa, appena pubblicato sulla rivista di settore scientifica Neuroimage. Si tratta di una conferma che viene a suffragare ciò che fino ad ora si era solo ipotizzato: ovvero che l’area cerebrale associata alla vista ottiene informazioni anche dal talamo.

Esistono quindi, come già ipotizzato in passato dagli scienziati,  “delle connessioni alternative dirette tra i nuclei del talamo e le aree visive associative” indipendentemente dall’attivazione della corteccia visiva primaria. Il primo sentore di tale “evenienza” era emerso osservando persone che erano diventate cieche dopo essere state vittime di un ictus. Spiega lo studio:

I pazienti divenuti ciechi a causa della distruzione completa della corteccia visiva primaria mantengono tuttavia la capacità di discriminare correttamente il colore o la posizione di un oggetto nello spazio quando sono forzati a scegliere tra due possibilità, fenomeno noto con il nome di visione cieca, blindsight, ossia la capacità del cervello di rispondere allo stimolo visivo senza avere alcuna esperienza visiva consapevole.

Il dott. Pietro Pietrini e la dottoranda Anna Gaglianese, insieme ai loro colleghi hanno rivelato tale connessione attraverso l’uso della risonanza magnetica funzionale, esaminando la risposta dell’encefalo in dieci volontari sani mentre osservavano dei puntini messi in movimento in modo accurato su uno schermo tv.

Il “percorso” della visione è stato riscontrabile sia nella sua via classica, quindi attraverso la corteccia visiva primaria, sia attraverso una “influenza diretta del segnale misurato nel talamo” nei confronti dell’area del cervello adibita alla ricezione della visione ed alla rappresentazione cosciente di ciò che si è visto.

Spiega il dott. Pietrini:

Questa via diretta, bypassando la corteccia visiva primaria può giocare un ruolo fondamentale per la percezione rapida del movimento e può contribuire a spiegare la persistenza del riconoscimento inconscio del movimento, in individui che presentano una distruzione della corteccia visiva primaria, come accade nel fenomeno del blindsight.

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Fonte: Neuroimage