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Autismo, a rischio bambini con padri anziani

 I bambini nati da genitori anziani potrebbero essere più soggetti all’autismo. In particolare  è l’età del padre ad influire su tali tipologie di disturbo. Si tratta di una ipotesi formulata dai ricercatori del del Brain Institute nel Queensland in Australia che sostengono come con il passare degli anni si verifichino negli uomini delle mutazioni genetiche trasmissibili che possono influenzare il corretto sviluppo cerebrale del feto, aumentando quasi del doppio le possibilità di problemi mentali come l’autismo o la schizzofrenia.

Tutto sarebbe dovuto alla scelta di posticipare, sempre di più, il concepimento da parte di uomini e donne, che per motivi di diversa origine cercano di procrastinare il più possibile la messa la mondo di un bambino. E se l’età “avanzata” della donna rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo della sindrome di Down, quella dell’uomo “copre” altre patologie  legate allo sviluppo cerebrale.

Al momento lo studio su tale tema, pubblicato sulla rivista di settore Translational Psychiatry, è stato condotto solo sul modello animale. I ricercatori hanno analizzato il dna spermatico per capire se vi fossero dei collegamenti. E’ stato supposto quindi, in base alle analisi, che nei maschi più avanti con l’età si verifichi una mutazione conosciuta sotto il nome di CNV. Nei topi utilizzati per l’esperimento sono stati utilizzati esemplari femminili giovani, mentre a variare erano le controparti maschili.

In questo modo è stato verificato che tali modificazioni genetiche erano presenti solo nei padri più anziani. A livello fisico è stato inoltre riscontrato che i piccoli nati da padri più anziani mostravano un cervello di forma diversa ed un comportamento “personale” differente rispetto a quello dei padri più giovani.

Cosa rende possibile il parallelismo nello studio? Il fatto che la mutazione CNV sia già stata collegata da precedenti studi a disturbi cerebrali umani. Portando quindi a pensare ad una correlazione tra la condizione animale e quella umana.

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Fonte: Translational Psychiatry