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Chiusura ospedali psichiatrici giudiziari: cosa accadrà?

Gli ospedali psichiatrici giudiziari dal prossimo 1 aprile non esisteranno più. Cosa accadrà agli oltre 800 malati attualmente ricoverati in queste strutture? Come sarà possibile dare loro la giusta assistenza? Come si potranno gestire le loro patologie? Sono queste le domande che gli esperti si pongono.

La chiusura immediata, senza gradualità, prevista per questa tipologia di ospedale psichiatrico dal Ministero di Grazia e Giustizia, farà si che molti pazienti si troveranno “scoperti” dal punto di vista assistenziale ed in pratica lasciati a loro stessi. Ed è innegabile che al momento la società e la stessa organizzazione sanitaria italiana sia impossibilitata a gestire l’emergenza che verrà a crearsi. Molti di loro sono infatti pericolosi per se stessi e gli altri e finiranno con l’oberare le già sovrappopolate carceri con la loro presenza.  I sessanta giorni dati dal Ministero di Grazia e Giustizia alle Regioni sono troppo pochi per trovare una giusta collocazione a tutti loro e la mancanza di una proroga nei tempi non aiuta di certo né i pazienti né coloro che dovranno provvedere alle loro gestione.

La domanda che nasce spontanea è la seguente: come mai i tagli vengono effettuati sempre nei confronti delle strutture e dei servizi necessari per il benessere della popolazione? Se poi si pensa che nelle carceri già il 15% dei detenuti rinchiusi risulta affetto da disturbi psichici e depressione, va da se che ciò che si è deciso di fare altro non è che la ricetta di un pastrocchio. Il presidente della SIP, la società italiana di psichiatria Claudio Mencacci, è ovviamente fermo nella sua disapprovazione. Commenta infatti:

Lo sviluppo di questo ‘piano’ e il conseguente disegno di legge appena approvato sono stati portati avanti senza sentire ragioni. Questo non è accettabile, così come non è accettabile che agli psichiatri, che a causa di questo provvedimento saranno gravati da ulteriori responsabilità civili e penali, venga richiesta una funzione di vigilanza e custodia di questi malati invece di svolgere le funzioni di cura che loro competono. La situazione, già molto grave, degenererà rapidamente se non verranno organizzati e attivati reparti dedicati negli Istituti di pena.

C’è da chiedersi il perché di un percorso così importante affrontato senza tenere conto del parere degli specialisti. Come è possibile favorire il risparmio in contesti dove al contrario dovrebbero, per il bene della salute pubblica, avvenire investimenti?

Sip

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