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Suicidi da crisi economica, è allarme

 La cronaca purtroppo ci racconta ancora di nuovi e drammatici casi di suicidi o tentativi dovuti alla crisi economica: l’imprenditore napoletano di 72 anni che domenica si è sparato un colpo di pistola alla testa o l’uomo di Calolziocorte in provincia di Lecco, che ha tentato di impiccarsi in giardino. Ambedue gli eventi scatenati dal ricevimento dell’ennesima cartella esattoriale di Equitalia. Informare circa questi fatti drammatici è un dovere per chi si occupa di cronaca, ma bisogna  prestare attenzione al rovescio della medaglia.

Un monito preciso arriva dal professor Claudio Mencacci direttore del dipartimento di neuroscienze dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, che ricorda:

“Alcuni studi clinici epidemiologici internazionali dimostrano con certezza che le notizie dei suicidi da crisi economica, se presentate in modo sensazionalistico, inducono altri suicidi, innescando un pericoloso effetto domino“.

Lo specialista specifica inoltre, oltre alla sua partecipazione al dolore per le famiglie, un punto di vista strettamente medico-psichiatrico. Nella maggior parte dei casi infatti, secondo Mencacci, chi compie questi gesti estremi è già da tempo entrato nella malattia psichiatrica, essenzialmente è colpito da depressione, senza che magari se ne sia reso conto lui stesso o i suoi familiari. E’ la malattia che toglie ogni possibilità di vedere speranze nel futuro, di trovare alternative, che priva l’individuo del coraggio necessario ad affrontare le difficoltà economiche, donandogli al contrario la forza di togliersi la vita. Prosegue il professore:

“I gesti estremi possono essere scatenati da fatti contingenti che esasperano una situazione economica già complessa, ma si innescano in personalità da tempo fragili e vulnerabili che non hanno avuto la possibilità di chiedere aiuto per la loro sofferenza psichica. Il suicidio non è un atto misterioso compiuto da un individuo apparentemente in salute, ma la complicazione di una patologia mentale spesso trattabile”.

La storia ci insegna come ad ogni epoca di difficoltà economiche si sia sempre accompagnato un aumento dei tassi dei suicidi. Oggi come oggi però avere una malattia mentale e soprattutto soffrire di depressione non è più sinonimo di stigma sociale (nella maggior parte dei casi almeno) e soprattutto esistono delle terapie. Occorre sempre chiedere aiuto ad un esperto. Purtroppo, l’argomento lo avevamo già affrontato, nel nostro post dedicato alla festa dei lavoratori del 1° Maggio evidenziando come tutto ciò sia minato e complicato dalla mancanza sul territorio nazionale di un numero adeguato di strutture psichiatriche idonee.Cosa di certo non favorita dalle recenti disposizioni anche in materia economico-sanitaria. L’appello del professor Mencacci, oltre che ai pazienti e ai media circa l’approccio al tema, è soprattutto rivolto a chi ci governa affinché non vengano tolte risorse ad una patologia come la depressione, tanto diffusa quanto destinata ad aumentare.

“Il potenziamento dei servizi di salute mentale deve salire nella gerarchia delle priorità specialmente in questo periodo di recessione”.

Un concetto che condividiamo in pieno.

Foto: Thinkstock