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Elettrosensibilità, la storia di Janice T.

 Elettrosensibilità, ovvero l’essere allergici all’elettricità ed ai campi elettromagnetici. Non si tratta di una boutade o di un soggetto televisivo particolarmente tragico: purtroppo parliamo di una vera e propria patologia che rende le persone ipersensibili all’elettromagnetismo e che provoca nelle stesse lo sviluppo di vere e proprie crisi allergiche.

Molta attenzione in questi giorni sta raccogliendo la storia di Janice Tunnicliffe, una donna britannica di 55 anni, così sensibile all’elettricità ed ai campi elettromagnetici da non sopportare nemmeno che il proprio vicino di casa navighi in rete attraverso una connessione wireless.

La donna affetta da questa terribile patologia ha sconfitto il cancro. Ed è proprio a causa dello stesso, o meglio di un trattamento chemioterapico, che ha sviluppato questo disturbo.  L’essere a contatto con qualsiasi tipo di supporto tecnologico ed elettrico, a partire dalla televisione fino ad arrivare ad un qualsiasi dispositivo emettente radiazioni,  provoca in lei vertigini, nausea, dolore al petto e formicolii per tutto il corpo.

Il tutto ha avuto inizio circa tre anni fa proprio quando la donna, affetta dal cancro, si è sottoposta ad un ciclo di chemioterapia. L’elettrosensibilità è una patologia molto rara, della quale la donna è venuta a conoscenza, sembra quasi uno scherzo, attraverso la rete. E  con il passare dei mesi è riuscita a trovare un modo di gestire l’intera situazione, soprattutto in virtù del fatto che il servizio sanitario britannico si è rifiutato di sostenere le spese di un trattamento in un ospedale specializzato.

Bisogna infatti specificare che per la maggior parte dei medici inglesi l’elettrosensibilità non sarebbe altro che un disturbo di tipo psicosomatico. Rimane altresì però palese che la donna per vivere meglio ha dovuto far schermare i vetri della propria abitazione e rinunciare ad ogni tipo di tecnologia. Ogni weekend poi, insieme al consorte, è costretta ad allontanarsi dalla città per poter vivere senza problemi fisici almeno un paio di giorni alla settimana.

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Fonte: Corriere della Sera