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Onde elettromagnetiche e i danni sulle cellule

Sono ormai anni che si parla delle possibili interazioni delle onde elettromagnetiche sulle nostre cellule. Eppure l’uso dei telefoni cellulari, del WI_FI e di altri dispositivi simili è in costante crescita. Così come sono in costante crescita gli studi effettuati sulla pericolosità di tali onde, che secondo Henry Lai dell’Università di Washington-Seattle, sono almeno due o tre mila. Cerchiamo, allora, di fare un pò di chiarezza in merito.

Cominciamo con una notizia tratta dal New Scientis e dal BMC Genomics : alcuni scienziati hanno esposto 10 donne volontarie a radiazioni a 900 megahertz emesse da telefoni GSM per simulare una telefonata di un’ora. Successivamente hanno monitorizzato 580 differenti proteine nelle cellule della loro pelle e hanno trovato che i “numeri” di 2 proteine erano alterati in tutte le volontarie: in particolare una proteina era aumentata dell’89%, mentre l’altra era diminuita del 32%. Tale studio mostra in modo inequivocabile che le onde elettromagnetiche provocano dei cambiamenti all’interno delle cellule esposte a tali onde. Ovviamente, ad oggi, nessuno sa ancora con certezza quali effetti sulla salute provochino questi cambiamenti nelle proteine, cioè qual sia il significato fisiologico di questi cambiamenti.

Andiamo avanti. Dal New York Times del 3 Giugno 2008 apprendiamo che 3 illustri neurologi americani, hanno comunicano ad un giornalista della CNN che essi ogniqualvolta effettuano una telefonata mediante cellulare, si guardano bene dal tenerlo appoggiato all’orecchio, privilegiando invece l’uso del viva-voce! il dr. Keith Black, dr. Vini Khurana e il dr. Sanjay Gupta hanno affermato, senza alcuna remora,’ che tenere il cellulare all’orecchio è un’ azione pericolosa. Ancora più drastico è il dr. Mercola, secondo il quale ci troviamo “sull’orlo di una epidemia di tumori al cervello“.

 Egli stima circa 1.000.000 di casi entro il 2015 nei soli Stati Uniti. Senza dimenticare poi gli altri rischi correlati sempre ad un abuso di onde elettromagnetiche: mal di testa, vertigini, morbo di Alzheimer ecc. Di tale problematica ne ha parlato anche la trasmissione “Report” qualche settimana fa. Il cellulare è un prezioso strumento in situazioni di pericolo, e tale deve rimanere; non bisogna assolutamente farlo diventare la normalità, non ha alcun senso utilizzarlo per la normale comunicazione. Il progresso tecnologico non deve trasformarsi in danno per la salute per interessi puramente economici.

 “L’emissione elettromagnetica richiede alle cellule un continuo uso di energia per riparare continuamente i danni al funzionamento cellulare, finchè nel lungo periodo le cellule stressate non riescono più a riparare e si ammalano”.

Da allora una serie di studi epidemiologici si sono susseguiti in tanti altri paesi confermando tutti, o quasi, che l’esposizione a questi campi può determinare un aumento di rischio di leucemia nei bambini e una correlazione con tumori cerebrali e alla mammella. E allora cosa fare?

Sicuramente evitare di stare troppo tempo al cellulare, privilegiando altri strumenti di comunicazione tipo Skype, Flashphone, Jajah, il telefono fisso ecc. Utilizzare il vivavoce anzicchè gli auricolari in quanto è stato dimostrato che il filo che collega il cellulare all’orecchio, se non è ben schermato, fa da antenna, per cui amplifica il segnale. Altri utili accorgimenti sono: limitare l’esposizione a routers e WiFi, limitare le chiamate in ambienti chiusi, tipo l’auto; usare il cellulare in ambienti aperti; se possibile limitarne l’uso da parte dei bambini a causa del sottile spessore della loro scatola cranica; usare il telefonino solo quando la ricezione è buona.

 Ad una bassa ricezione corrisponde una maggior potenza che il cellulare utilizza per la trasmissione e di conseguenza vi sarà una maggior penetrazione nel corpo delle onde radio. Ricordarsi sempre che il cellulare, anche se non in uso, emette sempre radiazioni ad intermittenza, quindi tenerlo spento se non strettamente necessario, o comunque tenerlo ad una distanza di circa 15 cm dal corpo.