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Malattie professionali. I nanotubi presto nel mirino?

Furono le notevoli proprietà tecnologiche, come la refrattarietà al fuoco, e il basso costo a fare dell’amianto un materiale largamente utilizzato nel nostro paese nel campo dell’edilizia e delle industrie metallurgiche e navali, soprattutto fra la fine degli anni sessanta e la metà degli anni settanta. Questo fin quando non emersero prove schiaccianti circa la sua pericolosità per la salute. In particolare l’esposizione alle fibre di amianto è associata con assoluta evidenza a malattie dell’apparato respiratorio come l’asbestosi, la prima malattia polmonare cronica amianto-correlata riconosciuta dall’Inail, e il carcinoma polmonare, oltre che al mesotelioma pleurico e dei bronchi.

Per questo motivo l’amianto è vietato nel nostro paese già dal 1992. Nonostante ciò i casi di tumore al polmone, asbestosi e di mesotelioma sono in aumento come conseguenza dell’esposizione negli anni precedenti. Mentre in passato quindi è stato l’amianto ad essere sotto accusa oggi sono i nanotubi ad essere sorvegliati speciali e a destare, se non preoccupazione, almeno qualche perplessità.

I nanotubi sono sottilissime fibre di carbonio, della dimensione di un miliardesimo di metro, che, stando al parere degli esperti, potrebbero rivoluzionare la tecnologia medica e non solo. Per questo motivo sono oggetto di studi da parte di moltissimi ricercatori impegnati sia nella scienza dei materiali che in campo medico e fisico.

A sollevare dubbi circa la loro pericolosità per la salute una ricerca apparsa sull’ultimo numero della rivista Nature Nanotechnology secondo la quale l’esposizione alle rivoluzionarie fibre di carbonio potrebbe aumentare il rischio di asbestosi al pari di quella all’amianto. Per il momento gli studi pubblicati sono stati svolti solo su animali e i risultati sono da considerarsi tutt’altro che definitivi. Attualmente la nanotecnologia non è comunque disponibile e i più esposti ad un eventuale rischi sarebbero i ricercatori. Ai quali gli studiosi raccomandano comunque di prendere ogni precauzione in attesa di dati più certi.