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Pillola anticoncezionale, dopo 50 anni ancora dubbi e paure

A 50 anni dall’arrivo della pillola anticoncezionale, solo il 2% delle donne in Europa sa come funziona. I dubbi e le paure, infatti, nonostante sia trascorso mezzo secolo, persistono, come dimostra una ricerca condotta in Germania, Francia, Gran Bretagna, Svezia e Romania, pubblicata sulla rivista “Contraception”, 3 intervistate su 4 vorrebbe ricevere maggiori informazioni su questo metodo.

Come ha precisato il professor Francesco Primiero dell’Università La Sapienza di Roma, protagonista di un meeting internazionale di approfondimento che si tiene oggi a Berlino:

Questi dati spiegano chiaramente come mai resistano tutt’ora tanti pregiudizi e luoghi comuni su questo metodo. Il timore più diffuso è che la pillola possa essere dannosa per la salute, mentre numerose evidenze scientifiche indicano l’esatto contrario. In particolare, l’aggiornamento dei dati relativi alla mortalità tra le oltre 46 mila donne seguite per poco meno di 40 anni ha dimostrato come, nel lungo termine, quelle che hanno fatto uso di contraccettivi orali vivano più a lungo.

A questo dato importante, inoltre, si aggiungono ulteriori benefici, come il controllo delle mestruazioni abbondanti, che portano a problemi di concentrazione e affaticabilità, la sintomatologia premestruale, l’acne, che nelle adolescenti può avere pesanti ripercussioni psicologiche e sulle capacità relazionali.

Come aggiunge il professor Primiero, i progestinici di ultima generazione, come il drospirenone, sono quelli che meglio rispondono a queste esigenze, con un profilo rischi/benefici a favore di questi ultimi, aspetto condiviso anche dai comitati riuniti dall’FDA a dicembre 2011.

Inoltre, nell’immediato futuro la ricerca si concentrerà non soltanto sulle molecole innovative, ma anche sulle migliori combinazioni e sul periodo di somministrazione. Senza contare che recentemente, per ridurre il più possibile le fluttuazioni ormonali, sono state introdotte formulazioni a 24 giorni (più 4 compresse placebo) o a 26 (più 2 placebo), anche se la nuova frontiera sarà l’assunzione continua con un regime flessibile. In questo modo, infatti, la donna sarà libera di gestire il timing della “pseudo-mestruazione”.

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