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Piastrine basse in gravidanza: rischi e cosa fare

Cosa comporta avere le piastrine basse in gravidanza? Quali sono i rischi e cosa possiamo fare? Vediamo di scoprire insieme la risposta a tutte queste domande, facendo chiarezza ed analizzando la situazione nello specifico per comprendere quali sono gli effetti se presenti, sulla nuova vita.

Piastrine basse in gravidanza, le cause

Va effettuata una premessa: un leggero calo del numero delle piastrine nel sangue deve essere considerato fisiologico nel corso della gravidanza. Un calo eccessivo deve preoccupare. In questo caso infatti tali valori potrebbero, di concerto con altri, indicare un principio di gestosi (preeclampsia) o sindrome di Hellp, una patologia che porta alla all’emolisi e delle complicanze al fegato. In entrambi i casi è necessario un approccio terapeutico immediato. Per questo il ginecologo non solo stabilirà un calendario ravvicinato di controlli ematici ma provvederà ad approfondire la situazione. In gravidanza  può manifestarsi anche la piastrinopenia autoimmune o porpora trombocitopenica idiopatica, non va dimenticato.

Piastrine basse in gravidanza, i valori

Avere le piastrine basse in gravidanza può essere considerata una condizione fisiologica, a patto ovviamente che le stesse non scendano eccessivamente al di sotto delle 150 mila unità per ogni milionesimo di litro di sangue. La situazione viene considerata critica quando tale valore per milionesimo di litro scende sotto le 50-30mila unità.

Piastrine basse in gravidanza, i rischi

I rischi relativi alle piastrine basse in gravidanza, oltre a quelli canonici relativi a questo stato di salute, ovviamente sono legati al parto. La mancanza di coagulazione porta a maggiori emorragie che rischierebbero al momento del parto di mettere a rischio la vita della donna. Motivazione per la quale di solito di decide di optare per un parto cesareo.

Piastrine basse in gravidanza, rimedi e cosa fare

A seconda della gravità e dell’origine della piastrinopenia il medico valuterà diversi comportamenti. Quando la stessa è di tipo idiopatico la terapia prevede l’utilizzo di cortisone e di immunoglobuline per via endovenosa ad alte dosi. Quando il loro valore scende troppo viene eseguita generalmente una trasfusione.

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