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Le carotidi: strade di grande importanza per prevenire infarto e aterosclerosi

Le “carotidi” sono le strade principali con cui il sangue arriva al cervello, quasi un collegamento diretto con il cuore, grazie “all’ autostrada” aorta. Le sentiamo pulsare ai lati del collo dove i medici di primo intervento poggiano le dita per constatare se il cuore è fermo oppure, fortunatamente batte ancora. Le carotidi penetrano fino alla base del cervello dove si uniscono ad altre due arterie più piccole, le vertebrali, a formare una specie di corona il circolo di Willis, simile a quella delle coronarie.

Da esse partono molti rami che portano sangue ed ossigeno alle differenti zone del cervello. Il loro nome viene dal greco “Karos” che non significa “caro” bensì sonno, sopore perché si credeva che le carotidi fossero gli induttori del nostro riposo. Sono invece uno strumento indispensabili alla vigilanza e quando si restringono portano danni all’encefalo da cui dipende appunto la tensione, i movimenti, la vista, l’udito, la propria coscienza.

Le placche alle carotidi sono un evenienza clinica che il “benedetto” ecocolordoppler dei vasi del collo ha dimostrato essere frequenti. In diversi casi prima che si verifichi un ictus o un occlusione dell’arteria carotidea interna, suonano dei campanelli di allarme rappresentati da segni di insufficienza cerebrovascolare. Tipici sono i cosiddetti TIA, gli Attacchi ischemici Transitori, che costituiscono un deficit neurologico fugace perché caratterizzati dalla completa regressione in breve tempo.

 L’aterosclerosi delle carotidi è una specie di malattia della “porta d’ingresso” al cervello. Se questa porta si socchiude un po’ troppo ecco che un TIA, ossia una paresi transitoria acuta, ci mette sull’avviso che qualche cosa di più grave e permanente possa accadere. Lo Stroke, ossia l’ictus, il colpo apoplettico è oggi al terzo posto come causa di morte negli Stati Uniti. Le conseguenze cliniche sono diverse a seconda delle regioni interessate dall’infarto cerebrale e danno luogo ad un quadro più o meno completo di ictus.

Dobbiamo conoscere bene quali sono i campanelli di allarme dei TIA. Vi sono dei “sintomi emisferici” e quelli “non emisferici“. I primi sono la paralisi di un braccio o di una gamba, oppure dei formicolii, delle parestesie (intorpidimento) a carico delle stesse zone, oppure ancora non si riesce più a parlare o vi sono degli attacchi epilettici parziali. Tutto ciò s’instaura all’improvviso e può durare pochi minuti (2-15), in ogni caso tutto ritorna nella normalità entro le 24 ore. I sintomi non emisferici sono invece caratterizzati da annebbiamento o calo della vista.