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Quando le emicranie dipendono dal buco

Nessun disturbo è così frequente come il mal di testa. Ma pochi sanno che la cefalea, soprattutto nella sua forma più fastidiosa, la cosiddetta emicrania, può essere direttamente collegata ad una malformazione del cuore. Esiste una anomalia congenita in cui le due camere atriali comunicano tra loro attraverso una piccola apertura ovale: questa malformazione cardiaca è la più frequente tra le cardiopatie congenite e assunse diverse denominazioni: difetto interatriale, comunicazione interatriale o anche pervietà del forarne ovale.

Questa apertura centrale rimane pervia perché non viene occlusa da un lembo a valvola, come avviene invece nel soggetto normale. Si tratta di una anomalia che è necessaria durante la vita fetale dove assicura la circolazione del sangue prima che incomincino a funzionare i polmoni. Dopo la nascita il lembo si accolla al foro e lo occlude, contribuendo a formare la parete divisoria o “setto” che mantiene separati i due atri.


Quando questo processo non si verifica, le due camere atriali comunicano tra loro. È curioso che questo difetto risulti due volte più frequente nelle persone che vanno incontro ad attacchi di emicrania. Se esiste infatti una comunicazione tra gli atri, le sostanze chimiche disciolte nel sangue passano da una camera all’altra, “bypassano” i polmoni e sono libere di dirigersi direttamente al cervello, ove possono scatenare le crisi emicraniche.

Il difetto cardiaco – facilmente diagnosticabile con l’ecocardiogramma – può essere attualmente chiuso con una procedura percutanea mini-invasiva che utilizza una coppia di ombrelli a molla montati su un catetere che vanno a “rattoppare” il buco. Numerosi trial si sono riproposti di verificare, in questi ultimi anni, se la chiusura del difetto interatriale possa comportare effetti vantaggiosi nella cura dell’emicrania.