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Sale operatorie sempre più sicure, ma attenzione agli errori umani

Le sale operatorie degli ospedali italiani sono sempre più sicure grazie all’impiego di tecnologie e strumenti d’avanguardia. Ad affermarlo Antonio Mussa, direttore del Dipartimento di oncologia dell’azienda ospedaliera Le Molinette di Torino, durante la presentazione dell’VIII Convegno di primavera della Società italiana di chirurgia (Sic), che si svolgerà venerdi 9 e sabato 10 Maggio a Torino. Attualmente infatti sono quasi pari allo zero gli “incidenti” dovuti a problemi tecnici, che in passato erano i più frequenti.

Oggi invece, nell’80% dei casi, questi dipendono da errori umani che spesso è possibile scongiurare. Ed è proprio di questo che intendono occuparsi i chirurghi italiani con l’introduzione del protocollo di sicurezza IDEA (Identificazione degli eventi avversi) che sarà adottato in via sperimentale, con il sostegno economico del MIUR, proprio all’ospedale torinese delle Molinette. Il protocollo, simile a quelli già adottati presso alcuni ospedali italiani, prevede il monitoraggio di tutte le fasi dell’intervento ospedaliero dalla preparazione dei farmaci fino alla sala operatoria e contiene suggerimenti precisi per i chirurghi come quello di segnare già in corsia la parte da operare (si stima, afferma lo stesso Mussa, che nel nostro paese la percentuale di operazioni svolte su organi o parti del corpo sbagliate sia del 23,1%).

Ogni anno infatti la gran parte delle segnalazioni (il 66%) che giungono al Tribunale del Malato riguardano incidenti occorsi proprio durante gli interventi chirurgici (tre milioni in tutta Italia fra strutture pubbliche e private), mentre solo il 28% riguarda errori di diagnosi. Alla base dell’errore umano non solo controlli mancanti o insufficienti, ma anche i ritmi di lavoro spesso estenuanti ai quali sono sottoposti i chirurghi italiani.

Sempre dalla presentazione del convegno torinese giunge la notizia del netto calo di giovani medici italiani che scelgono di diventare chirurghi, al punto che tra un pò ci potremmo ritrovare costretti ad “importarli” dall’estero. Ad affermarlo Roberto Tersigni, presidente della Sic: a spaventare i giovani medici grandi sacrifici e impegno che non verrebbero poi adeguatamente ripagati durante la pratica. E sulla loro scelta aleggerebbe anche lo spettro di possibili denunce. Inoltre, nonostante vi siano molti chirurghi donne altrettanto competenti, queste sono costrette a rallentare i propri impegni di lavoro per occuparsi della famiglia. Se pensiamo, ci permettiamo di aggiungere noi, che in paesi come la Francia esistono primari donne che possono permettersi di avere quattro figli, questo dovrebbe indurci a riflettere sullo stato delle politiche sociali nel nostro paese.