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I metalli possono aiutare a vincere il cancro?

Una collaborazione tra chimici e biologi ha permesso di valutare gli effetti di una nuova classe di molecole nel trattamento anticancro.
Si tratta dei poliossometallati, composti principalmente da metalli e ossigeno, che avrebbero la facoltà di inibire una specifica proteina chinasi, denominata CK2, un enzima iperattivo in un molti tipi di tumore.

Il ruolo fondamentale del CK2 nel controllo della proliferazione e sopravvivenza delle cellule, rende questa scoperta un punto di partenza per individuare nuove strategie efficaci contro il decorso tumorale.
La ricerca è stata compiuta dai chimici dell’Institut de chimie moléculaire (CNRS/UPMC) e dai biologi dell’Institut de recherche en technologies et sciences pour le vivant (iRTSV).


La proteina chinasi CK2 è responsabile della proliferazione cellulare in svariate forme cancerogene: gestirne il controllo equivarrebbe a inibire la sua funzionalità, regolamentando l’azione fuori controllo di questi enzimi. L’importante contributo dello studio realizzato dai ricercatori presso l’Institut de chimie moléculaire e l’Institut de recherche en technologies et sciences pour le vivant è stato quello di rivelare una nuova classe di inibitori dell’enzima CK2.

I nuovi inibitori sono molecole inorganiche, poliossometallati (polyoxometalates), costituiti principalmente da metalli (tungsteno e molibdeno) e da ossigeno.
Si tratta dei più potenti inibitori di CK2 finora scoperti. Inoltre, i ricercatori hanno dimostrato che la modalità d’azione di queste molecole, anche se non ancora pienamente compresa, è completamente nuova. A differenza degli inibitori organici, i POMs non impegnano in alcun modo il sito attivo dell’enzima (nella foto a destra la struttura del CK2).

Questo lavoro apre ulteriori e numerosi settori di ricerca: chiarire il meccanismo d’azione di queste nuove molecole, trovare la minima entità molecolare che può inibire l’attività enzimatica, e, infine, data la sua importanza nel campo dei trattamenti medici, migliorare la conoscenza di come l’enzima CK2 opera.
A lungo termine, questi risultati potrebbero aprire la strada a nuovi approcci per lo sviluppo di farmaci più efficaci contro il cancro.