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Bulimia e anoressia: un milione di italiane soffre di disturbi alimentari, in netto aumento il tasso di mortalità

In costante incremento gli italiani in crisi a tavola: uomini, bambini ma soprattutto giovani donne hanno un rapporto sempre più distorto con il cibo.
Anoressia e bulimia dilagano tra le giovanissime, colpendo oltre un milione di donne.

Il dato più allarmante riguarda il tasso di mortalità per le anoressiche che è di 12 volte superiore alle coetanee sane, e di 1,5 volte superiore alle depresse.

In occasione del X Congresso Nazionale Ansisa (Associazione nazionale specialisti scienza alimentazione), che si svolgerà a Vicenza dal 5 al 7 giugno, gli specialisti di nutrizione parleranno dei rischi sempre crescenti dei disturbi alimentari.
Roberto Ostuzzi, presidente del congresso, presidente Ansisa e responsabile del Centro disturbi alimentari Casa di Cura Villa Margherita, Arcugnano (VI), a tal proposito, mette in guardia da un problema spesso sottovalutato:
I dati epidemiologici ci dicono che in Italia, come negli altri Paesi occidentali, anoressia e bulimia rappresentano un problema sociale e sanitario di grande rilevanza.
Se è vero che le donne sono le più colpite, e che il 20-30% va incontro a una cronicizzazione, è preoccupante anche la crescita del numero di maschi con un rapporto difficile con l’alimentazione.
Il dato nuovo che emerge dall’analisi delle giovani donne con disturbi alimentari è che spesso hanno una madre con analoghi problemi con il cibo.
Su cento nuovi casi il 20% riguardava proprio ragazze con madri anoressiche o bulimiche.
Questo fattore complica notevolmente anche la riuscita delle cure.

Quelle che corrono un rischio maggiore di sviluppare disturbi alimentari sono risultate le giovani donne che leggono frequentemente riviste di moda, con davanti immagini e target irraggiungibili.
Sotto accusa, dunque, i modelli filiformi sulle passerelle, le donne perfette della televisione, che provocano spesso scarsa autostima, senso di inadeguatezza ai canoni “stabiliti”, desiderio di adeguarsi, di conformarsi per piacere agli altri.

Il congresso che si svolgerà in questi giorni, dal titolo Cibo del futuro, futuro del cibo, mira proprio a cercare un modo per smitizzare questi assurdi modelli di perfezione, che mandano in crisi le adolescenti.
Le soluzioni prospettate da Ostuzzi mirano a coinvolgere scuola, famiglia ed istituzioni:
Per arginare la deriva alimentare italiana è necessario uno sforzo congiunto. Un tavolo di discussione che coinvolga istituzioni e comunità scientifiche, ma anche aziende e media, famiglia e scuola.
Spesso conta il voto più che la voglia di sapere, ma questo non deve generare pressione alla performance. Il voto deve esprimere solo una valutazione su quanto si è studiato. La scuola, come la famiglia, può educare a imparare dai propri errori che non devono generare rimproveri, ma un momento di riflessione che aiuti ad apprendere.
È importante attuare nella scuola interventi di promozione della salute, dell’autostima, dell’immagine corporea, dell’attività fisica. Su questi punti è importante concentrare gli interventi educativi.