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Gli antidepressivi sono un placebo?

Secondo una ricerca diffusa dal quotidiano inglese Independent e pubblicata sulla rivista on line Public Library of Science Medecine gli antidepressivi di nuova generazione, quelli noti tra gli esperti come inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRI), cioè fluoxetina, venlafaxina, e paroxetina, non produrrebbero effetti significativi nel trattamento dei disturbi dell’umore. Ad affermarlo è il dottor Irving Kirsch del Dipartimento di psicologia dell’università britannica di Hull, che ha condotto la ricerca in collaborazione con studiosi canadesi e americani.

Lo studio, che ha suscitato molto scalpore, è stato condotto in base all’analisi dei dati ottenuti, in virtù del Freedom Information Act (la legge sulla trasparenza in vigore negli Stati Uniti sin dal 1966), dalla Food and Drug Administration americana, che sono stati raffrontati con quelli già resi noti dalla case farmaceutiche. Secondo gli esperti anglosassoni i benefici ottenuti con la somministrazione di antidepressivi non sarebbero maggiori di quelli osservati mediante somministrazione di un placebo (una sorta di finto farmaco), soprattutto nei casi più lievi, mentre per quelli più gravi la differenza rilevata sarebbe da attribuire più alla scarsa risposta al placebo che all’efficacia degli antidepressivi. Più efficace risulterebbe il trattamento mediante psicoterapia, almeno nei casi più lievi, e addirittura praticare esercizio fisico.

Tim Kendall, vicedirettore del Dipartimento di ricerca del Royal College of Psichiatricist, ritiene che i medici saranno più cauti d’ora in poi nel prescrivere antidepressivi. Dal canto loro le case farmaceutiche ne ribadiscono l’efficacia e affermano che la ricerca non tiene conto e anzi contraddice gli ottimi risultati che la loro somministrazione ha permesso di conseguire. Un invito alla prudenza arriva dall’ialiano Claudio Mencacci, primario di psichiatria all’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, secondo Mencacci notizie di questo genere potrebbero indurre i pazienti ad interrompere la terapia senza consultare il medico (pratica sempre sconsigliata). Inoltre, ribadisce lo psichiatra, l’utilizzo di antidepressivi ha permesso di conseguire risultati insperabili prima della loro introduzione.