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Fratture vertebrali: da oggi c’è la cifoplastica con palloncino

Tra i 14 e i 50 anni. E’ una persona avventurosa, spe­ricolata, talvolta un po’ dis­tratta o vittima di un incidente domestico. E’, questo, l’identikit dell’italiano medio colpito da frattu­ra vertebrale da trauma, in grado di determinare, se non adeguata­mente trattata, intenso dolore alla schiena, oltre che fastidiose com­plicanze a livello posturale. A causarla sono spesso episodi banali, di cui rimangono vittime soprattutto i giovani, solitamente meno accorti degli adulti.

Il rimedio, rapido e mini invasivo, offerto dalla cifoplastica con palloncino, e dal nuovo cemento biologico impiegato, potrebbe evitare ai pazienti, in un numero elevato di casi, mesi di immobilità forzata a letto, inattività, busto o assunzione importante di farmaci. Con grande beneficio anche per le casse del Sistema Sanitario Nazionale. La nostra colonna vertebrale è formata da una pila di segmenti ossei (le vertebre) articolati tra loro tramite una serie di dischi cartilaginei interposti.

Sostegno del corpo e fondamentale custo­dia del midollo spinale (la ramifi­cazione del sistema nervoso cen­trale che passa al suo interno) la colonna è spesso vittima di epi­sodi traumatici di varia entità. Dagli sport estremi, ai movimenti bruschi, alle semplici cadute o scivolate, anche in casa, gli episo­di che possono mettere a rischio la solidità della nostra schiena sono molteplici. E la conseguen­za che ne può derivare è, appun­to, una frattura delle vertebre. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, nel 90% circa dei casi questi eventi sono innumerevoli e nel caso dei crolli causati da trauma, par­ticolarmente evidenti per la rapidità con cui la tecnica restituisce alla vita attiva il soggetto trattato.

 

Il tutto a beneficìo sia del paziente stesso, che vede ridotti i tempi di cura, la riabilitazione e il generale recupero, sia del sistema sanitario nazionale che evita inutili investimenti sanitari e in poco tempo ritrova il cittadino attivo al lavoro, a scuo­la o a casa, senza alcuna conseguenza per il midollo spinale (è il cosid­detto deficit neurologico), perchè si tratta di fratture prevalentemen­te da schiacciamento del corpo vertebrale.

 Una frattura vertebrale da trauma può essere curata con trattamento conservativo (immobilità forzata a letto o busto) o chirurgico (inseri­mento di placche e viti che stabiliz­zano il segmento interessato). Tutto ciò significa che il paziente, spesso giovane e nel pieno della sua vita attiva, dovrà stare per mesi, nel primo caso, o settimane, nel secondo, assente dal lavoro, e impossibilitato a svolgere la sua vita normale. Per la terapia conser­vativa, inoltre, non esistono neppu­re garanzie di recupero della verte­bra che, solidificandosi in maniera scorretta, determina una cifosi potenzialmente in grado di provo­care nuovi crolli vertebrali in futuro, il tutto costituiti da dolore intenso alla schiena e difficoltà motorie e posturali.  Spiega il dottor Natale Francaviglia, Direttore dell’UO di Neurochirurgia dell’Azienda Ospedaliera “S. Elia” di Caltanissetta

“Di fronte all’alternativa di sottoporre il paziente a tratta­menti farmacologici di tipo antin­fiammatorio o antidolorifico, o a un intervento chirurgico, con tutto ciò che comporta in termini di degen­za in ospedale, fisioterapia e riabilitazione, è chiaro che la soluzione data da questa tecnica mini invasi­va si mostra, nei casi in cui sia pos­sibile intervenire in tal senso (cioè quando non vi sia un deficit neuro­logico), la più opportuna. Inoltre, nel caso di una frattura da trauma l’interven­to di cifoplastica con palloncino è studiato con ancora maggiore cura rispetto a quello standard sulle fratture osteoporotiche, per via delle diverse caratteristiche del crollo subito dal corpo vertebrale. Nel nostro centro abbiamo trattato coi palloncino circa 200 pazienti con risultati eccellenti. E, sulla base della nostra esperienza, la tecnica si sta diffondendo sempre più anche ad altre città d’Italia”

 Della durata inferiore a un’ora, l’in­tervento è eseguito in anestesia locale o generale, in base al quadro clinico del paziente trattato. E vede nel palloncino utilizzato per risollevare la vertebra fratturata la sua principale caratteristica. Inserito per via percutanea, sotto continuo controllo fluoroscopico da parte dello specialista, il palloncino è gon­fiato in modo da riportare il corpo vertebrale collassato quanto più possibile vicino all’altezza originale. Solo quando la vertebra è stata sol­levata al meglio, si procede con l’in­serimento di un innovativo cemento osseo, biologico e completamente riassorbibile, recentemente messo a punto proprio per i casi di frattura vertebrale di origine traumatica. Dopo l’intervento, il paziente rimane in osservazione per qualche ora, ma vede risolti immediatamente  i suoi sintomi dolorosi.