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Varicella negli adulti ed in gravidanza (Foto)

 La varicella è una malattia virale, provocata dal virus varicella-zoster che si manifesta con un rash cutaneo più o meno violento collegato ad altri sintomi di malessere generalizzato. E’, come sapete, una malattia esantematica tipica dell’infanzia, ma può colpire anche gli adulti e l’adolescente, tra l’altro con una sintomatologia e rischi peggiori che nei bambini. Il sistema immunitario produce  anticorpi in grado di controllare l’aggressività dell’infezione ed offrire un’immunità per tutta la vita, ma il virus non viene eradicato completamente. Rimane latente nell’organismo. Scopriamo insieme gli altri aspetti della varicella.

Varicella contagiosità ed incubazione

La varicella è molto contagiosa: il contagio avviene da persona a persona per via aerea ovvero attraverso il contatto con microscopiche (o meno) goccioline di liquidi provenienti dalle alte vie respiratorie (saliva, tosse, mocciolo, ecc) o direttamente toccando le lesioni della varicella o dell’herpes zoster, senza poi lavarsi adeguatamente le mani. Durante la gravidanza può essere invece trasmettersi attraverso la placenta. La contagiosità è più alta ed inizia uno o due giorni prima dell’eruzione cutanea, quindi prima ancora di essere consapevoli di aver contratto la malattia. Il tutto avviene a 15-20 giorni dal contatto col virus, l’incubazione infatti è di due o tre settimane.

Sintomi della varicella

I sintomi negli adulti sono più invadenti e possono comportare febbre, tosse e mal di gola, mal di testa e dolori articolari diffusi (come un’influenza) già un paio di giorni prima dell’eruzione  sulla pelle. Poi c’è il classico rash che di solito è caratterizzato da piccole bollicine rosse che diventano vescicole e sono piuttosto pruriginose. Queste nell’arco di 7 giorni circa cominceranno a seccarsi e a dar luogo a crosticine: una guarigione dalla varicella è calcolabile in questi tempi anche se per la totale scomparsa dei sintomi si può dover aspettare anche due o tre settimane.

Rischi varicella negli adulti

La varicella può comportare rischi più o meno seri: le croste se grattate via possono lasciare una cicatrice, le bolle infettarsi, ma ciò che deve preoccupare gli adulti (1 su 100 circa) è la complicanza in polmonite, o più raramente in encefalite (infiammazione del cervello). Il virus può però infiammare anche altri organi e provocare quindi miocardite (cuore), glomerulonefrite (reni), appendicite, epatite (fegato), pancreatite (pancreas), malattia di Henoch-Schönlein (una condizione che colpisce i reni), orchite (infiammazione dei testicoli), artrite, ed infiammazione di alcune parti dell’occhio. Si tratta di eventi estremamente rari, ma documentati, per cui se un adulto o un adolescente contrae la varicella è meglio prestare attenzione soprattutto se i sintomi sopracitati perdurano troppo nel tempo o sono molto violenti. Tali rischi sono più frequenti in persone con sistema immunitario compromesso (affette da leucemia, HIV/Aids, in cura con steroidi o chemioterapia) , cardiopatici o con insufficienza respiratoria, donne in gravidanza e neonati.

Rischi varicella in gravidanza, nei neonati e allattamento

In caso di gravidanza le donne che non sono state vaccinate e non hanno mai avuto la varicella, anche al solo sospetto di contagio devono contattare il medico per la profilassi del caso. Il virus infatti si può trasmettere al feto o all’embrione attraverso la placenta. Soprattutto se contratta nei primi due trimestri, può provocare un’embriopatia (o sindrome della varicella congenita) condizione molto grave che porta alla morte del bambino nel 30% dei casi nei primi mesi di vita, oltre che una serie di problematiche di salute. Se il contagio avviene dopo la 20° settimana di gestazione i neonati potranno contrarre il virus in modo asintomatico, e sviluppare poi nel corso della vita l’herpes zoster (o Fuoco di Sant’Antonio). Se infine la varicella nella mamma si manifesta in epoca perinatale, (subito prima o dopo il parto) il neonato con varicella potrà essere a rischio di vita nel 30% dei casi. Ed in caso di neonati e bambini in allattamento? Il latte materno non è mezzo di contagio, anzi sembra rafforzare il sistema immunitario dei bambini. Certo è che il contatto tra mamma infetta e bimbo comporta un alto rischio di infezione. In caso anche solo dubbio è buona norma rivolgersi al medico per la terapia.

Cure e vaccino per la varicella

La varicella, come le altre malattie tipiche dell’infanzia (rosolia, morbillo, scarlattina, sesta malattia) tendono a guarire da sole grazie all’azione del sistema immunitario. E’ possibile usare però delle cure per i sintomi: tanto riposo e bere per non rischiare la disidratazione con la febbre, paracetamolo o ibuprofene per temperatura alta e dolori vari, antistaminici per il prurito. Antibiotici solo in caso di infezione batterica delle vescicole. Esistono poi farmaci antivirali. L’aciclovir si usa solitamente (sotto prescrizione medica) per le persone a rischio di complicanze da varicella: neonati, donne incinte, persone con sistema immunitario indebolito. Va preso quanto prima, meglio se entro le 24 ore dall’eruzione cutanea. Oltre ha scarsa efficacia. Esiste un vaccino (consigliato e non obbligatorio) che va fatto in un’unica dose tra i 12 mesi ed i 12 anni ed in due dosi (dunque con richiamo) se effettuato dopo. Basta chiedere al pediatra o al medico curante.

Foto per riconoscere la varicella

Foto: Thinkstock

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