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Applicazioni biomediche per distruggere cellule cancerogene

In un cult movie di fantascienza del ‘66 (Viaggio allucinante), Raquel Welch, insieme a un team di scienziati veniva miniaturizzata in un sommergibile e iniettata nel corpo di uno scienziato malato, per riuscire ad operarlo dall’interno. Ma oggi qualcosa che ricorda quel film (che vinse l’oscar per la scenografia e gli effetti speciali) sta diventando realtà. Un’equipe di ricercatori del Dipartimento di Scienze chimiche dell’Università di Cagliari, guidata dalla professoressa Anna Musinu, è riuscita a sintetizzare delle nano-particelle di ossido di ferro e di ferrite di cobalto della dimensione di circa 20 rniliardesimi di metro che, guidate da uno speciale campo magnetico, possono trasformarsi in tanti veicoli capaci di attaccare direttamente un tumore.

Il loro compito principale? Ci spiega Anna Musinu

«Agganciare farmaci chemioterapici, essere guidate, proprio come delle micro-navicelle capaci di galleggiare nel flusso sanguigno verso la zona colpita dal tumore e poi, giunte a destinazione, rilasciare il loro carico di principi attivi solo dove necessario. Cosi i farmaci possono agire in modo mirato, senza danneggiare i tessuti sani circostanti»

 Ma per queste speciali “navicelle magnetiche” è in fase di studio un’altra importante applicazione biomedica: la distruzione di un tumore localizzato attraverso l’ipertermia. Conclude Anna Musinu

“Le cellule cancerogene possono essere soppresse innalzando la loro temperatura a 42/45°C e mantenendola a questi livelli per più di 30 minuti. Guidati fino all’esatto punto in cui si trova il tumore i nano-magneti possono agganciare le cellule tumorali e, sotto l’azione di un campo magnetico variabile e di intensità opportuna, essere costretti a oscillare liberando calore fino al raggiungimento della temperatura critica per la sopravvivenza delle cellule tumorali. Con queste modalità è possibile limitare la somministrazione di molecole di sintesi e ridurre ulteriormente la tossicità dei trattamenti”

 La ricerca, naturalmente, è ancora in corso: appena valutata la tossicità nelle cellule, è in programma infatti il passaggio alla sperimentazione in vitro e in vivo su cavie da laboratorio.