Ovviamente, il tutto avviene ancora sotto la supervisione degli umani, anche se, proprio come il pilota automatico degli aerei, anche l’infaticabile robot anestesista sarebbe capace di lavorare da sè. Il macchinario, dotato di un sistema informatico, esegue un perfetto monitoraggio del paziente, controllando che sia anestetizzato, il livello della soglia del dolore durante l’intervento, ed il successivo risveglio.
- l’1% dei pazienti sottoposti ad operazioni chirurgiche affermava di ricordare perfettamente tutto lo svolgimento dell’intervento (addirittura le conversazioni dei medici!), e questo a causa di anestesie troppo lievi
- le anestesie troppo forti, al contrario, hanno causato non poche morti
Ma vediamo come funziona il nuovo arrivato delle sale operatorie: un elettrodo capta le onde complesse prodotte dal cervello ( rapide quando si è svegli, più lente quando ci si addormenta, senza alcun picco durante il sonno profondo). L’apparecchio connesso all’elettrodo calcola a partire dalle frequenze presenti un numero tra 0 e 100. Zero è l’assenza di attività cerebrale, 100 è quando si è svegli e coscienti. Un’anestesia completa ben riuscita dovrebbe aggirarsi tra i 40 e i 60. Questa cifra è detta BIS (Bispectral Index). Più il malato dorme, più il Bis si abbassa.
Al momento questo resta solo un progetto di ricerca, e non ci sono robot anestesisti in vendita, ma i medici di Foch sono convinti che presto, per la sua precisione e affidabilità, questi macchinari invaderanno le sale operatorie. Voi vi fidereste di un robot anestesista o preferite un medico in carne ed ossa?