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Tiroidite autoimmune di Hashimoto

Tiroidite autoimmune di Hashimoto

È detta anche tiroidite cronica autoimmune ed è un processo infiammatorio della tiroide. È stata descritta per la prima volta da Dr. Hashimoto, da cui prende il nome. È tra le patologie tiroidee più frequenti ed è la causa più comune di ipotiroidismo nelle zone del mondo con un sufficiente apporto di iodio, mentre nelle aree a carenza iodica è una malattia relativamente rara.

SINTOMI: la tiroidite cronica autoimmune si evolve molto lentamente e negli stadi iniziali della malattia alcuni pazienti attraversano una fase momentanea di iperfuzione, con sintomi quali:

  • Tachicardia
  • Nervosismo
  • Irritabilità e irrequietezza
  • Debolezza e/o dolore muscolare
  • Tremore delle mani
  • Disturbi del sonno
  • Sudorazione
  • Fame e sete eccessiva
  • Perdita di peso nonostante un buon appetito
  • Disturbi del ciclo mestruale

I sintomi più frequenti della tiroidite di Hashimoto sono però associati ad un’ipofuzione della tiroide (ipotiroidismo) e sono:

  • Ingrossamento della tiroide (gozzo)
  • Stanchezza e spossatezza fisica generale
  • Mancanza di concentrazione e memoria
  • Frequenza cardiaca al di sotto dei 70 pulsazioni
  • Cardiopalmo
  • Umore depresso
  • Caduta dei capelli
  • Capelli secchi
  • Pelle secca
  • Intolleranza al freddo
  • Aumento di peso
  • Disturbi del ciclo mestruale
  • Calo della libido
  • Riduzione dell’udito
  • Cambiamento della personalità
  • Ipercolesterolemia
  • Gonfiore di braccia, gambe, addome e viso

Spesso le tiroiditi croniche si associano ad altre patologie autoimmuni come l’anemia perniciosa, l’anemia emolitica autoimmune, l’ipoparatiroidismo, la vitiligine, il diabete di tipo 1, il morbo di Addison, la celiachia, ecc. Se la malattia non viene trattata, può condurre a complicanze anche gravi in quanto è in grado di danneggiare i vari organi e i tessuti al di fuori della tiroide, come:

  • Problemi cardiaci
  • Tumore della tiroide
  • Linfoma
  • Coma mixedematoso (una condizione rara derivante dalla presenza da molto tempo di ipotiroidismo non trattato)

La tiroidite di Hashimoto rappresenta un pericolo anche per i figli di madri con ipotiroidismo non trattato, che hanno un rischio più elevato di mortalità neonatale, prematurità e permanenza in rianimazione neonatale. A distanza di tempo possono anche presentare un quoziente intellettivo ridotto a causa di deficit dello sviluppo cerebrale mentre sono nel grembo materno.

CAUSE: alla base della patologia vi è un processo infiammatorio autoimmune, ciò significa che il sistema immunitario invece di produrre anticorpi per difendere l’organismo lo fa per attaccare la tiroide, rendendola di conseguenza incapace di produrre sufficienti quantità di ormoni. Colpisce prevalentemente il sesso femminile (soprattutto dopo i 45 anni) e le persone che hanno una storia familiare di malattie tiroidee. Tra i fattori di rischio ci sono:

  • Genetica: è stata dimostrata un’associazione significativa tra la tiroidite di Hashimoto e alcuni antigeni di istocompatibilità (HLA-DR, HLA-DR5 e alcuni alleli di DQ). Inoltre, la malattia insorge con maggior frequenza nei soggetti affetti da sindrome di Down o con disgenesia gonadica (Turner, Klinefelter)
  • Iodio e sostanze contenenti iodio: nei soggetti predisposti possono far precipitare un processo aiutoimmune.
  • Età: la prevalenza della patologia tende ad aumentare con l’età.
  • Esposizione a basse dosi di radiazioni
  • Gravidanza: una percentuale variabile dall’8% al 10% delle donne in gravidanza sviluppa una tiroidite autoimmune che ha le stesse caratteristiche della tiroidite di Hashimoto dalla quale si differenzia solamente per l’aspetto transitorio.

DIAGNOSI: si fonda sul riconoscimento dei sintomi clinici come ad esempio un ingrossamento della tiroide, sul dosaggio degli anticorpi antitiroide circolanti, in particolare degli anti-TPO, e l’ecografia.

TERAPIA: In caso di ipotiroidismo, il trattamento prevede la somministrazione di L-tiroxina a dosaggio sostitutivo, tale da riportare il TSH nei limiti di normalità. La posologia viene calibrata individualmente, ma in genere è compresa fra 1 e 2 mcg/kg/die.

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Via| Società Italiana di Endocrinologia; Photo Credit| Thinkstock