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Naso da cocaina, a Milano boom di rinoplastica per ricostruire setti nasali distrutti

 La dipendenza da cocaina causa danni a tutti i livelli, alcuni impossibili da nascondere, come il setto nasale devastato dalle frequenti sniffate. Una traccia di tossicodipendenza troppo evidente da sopportare agli occhi di quella Milano bene che troppo spesso, per il successo, l’euforia o la solitudine, si lascia irretire dalla polvere trappola.

E così si ricorre al chirurgo plastico, per sottoporsi ad una rinoplastica e ricostruire il setto da cocaina, come ormai viene definito. Gli interventi di questo tipo richiesti sono sempre più numerosi per considerarli casi isolati. E’ un fenomeno che preoccupa ed allarma gli stessi chirurghi.

Il professor Paolo Gottarelli, specializzato proprio in chirurgia nasale funzionale ed estetica, ha promosso una campagna denominata Nasi Puliti – Liberi di respirare la vita, per sensibilizzare su quella che ormai definisce a tutti gli effetti una patologia. E’ lo stesso Gottarelli a spiegarci cosa accade a chi sniffa e quali rischi corre il naso, danni su cui a volte non si può nemmeno intervenire tanto sono estesi:

Il naso da coca è una piaga in costante crescita, che sta diventando una patologia a tutti gli effetti. L’utilizzo di cocaina compromette la circolazione sanguigna, determinando un danneggiamento progressivo dei tessuti interni, fino alla necrosi. Si ha difficoltà a respirare e, in molti casi, l’operazione chirurgica diventa inevitabile. Dei 100 soggetti monitorizzati in un periodo di 4 mesi e operati nelle mie sale operatorie, 6 evidenziavano danni provocati da cocaina, che in 3 casi hanno causato addirittura una vera e propria caduta del naso. Per alcuni di loro, non nuovi a questo tipo d’intervento, la situazione è ormai irreparabile.

Già a febbraio la Asl di Milano aveva sottolineato un aumento di rinoplastica rispetto al 2007: 7.152 le richieste ai servizi pubblici e privati pervenute nel 2007, 9.000 quelle del 2010. Di queste il 24% è proprio di dipendenti da cocaina, rispetto ad 22% del 2007.

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[Fonte: Agi]